Welfare
Come ti illudo una caregiver single
Il testo prevede "un contributo economico mensile di massimo 500 euro, per gli anni 2021, 2022 e 2023, alle madri disoccupate o monoreddito che fanno parte di nuclei familiari monoparentali con figli a carico aventi una disabilità superiore al 60%". Ma sono molti i punti interrogativi relativi alla reale applicabilità di questa norma. Vediamoli
Anche dal sito ufficiale dell’Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità (Presidenza del Consiglio dei Ministri) si contribuisce ad una narrativa illusoria per tante madri caregiver, vagheggiando ristori che in realtà sono assai incerti e non scevri da un retrogusto di fastidiosa disparità. Nel sunto-celebrazione della legge di bilancio, narra il sito governativo: “Con la legge 30 dicembre 2020, n. 178, viene riconosciuto un contributo economico mensile di massimo 500 euro, per gli anni 2021, 2022 e 2023, alle madri disoccupate o monoreddito che fanno parte di nuclei familiari monoparentali con figli a carico aventi una disabilità superiore al 60%.” Quella citata è appunto la recentissima norma di bilancio che (art. 1, commi 365-366) introduce appunto per i tre anni a venire un contributo che attirerà notevole attenzione e verosimilmente altrettante discussioni e malumori. Non è tutto oro ciò che luccica e in questo caso meno del solito.
Intanto, attenzione: 500 euro al mese è la “misura massima” su cui verranno poi indicate le modalità di graduazione di quell’importo, anche se il testo non prevede espressamente nessun limite di reddito. Non si riferisce nemmeno all’ISEE, come pure evita di precisare se vi siano incompatibilità con altre misure assistenziali (ad esempio il reddito di cittadinanza che dovrebbe già raggiungere questa platea). I limiti ci saranno eccome anche perché il Parlamento ha autorizzato un fondo molto limitato. 5 milioni è la cifra massima destinata a questi interventi: finiti i soldi non si erogano più contributi e chi primo arriva meglio alloggia.
Vi sono poi altri passaggi piuttosto abborracciati nel testo. Ad esempio il limite al 60% di invalidità. I minori, salvo casi particolari, non vengono percentualizzati, come pure non vengono percentualizzati i ciechi e i sordi e quindi quella soglia, detta così, non è individuabile. E che dire dell’equiparazione fra una evidente “disoccupazione” e di un vago “monoreddito”? Vi sono manager, del pubblico e del privato, che sono monoreddito da migliaia di euro a mese. E vi sono monoreddito che non arrivano a mille.
Ma poi, proprio conoscendo l’estrema varietà delle condizioni di caregiver familiare, non può che sorgere un dubbio di natura costituzionale: vengono immotivatamente esclusi i padri che siano disoccupati in nuclei monoparentali con figli a carico e con disabilità. E ancora: non vengono ammesse le sorelle disoccupate in nuclei orfanili con fratello disabile a carico, ma potremmo continuare nelle tante possibili fattispecie tutte realistiche. Quanto basta per aprire contenziosi prima di natura amministrativa e poi costituzionale.
Forse alcuni coni d’ombra potranno essere illuminati – si fa per dire – dall’apposito previsto decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con l’immancabile Ministro dell’economia e delle finanze. La legge di bilancio si limita ad anticipare, assai genericamente, che vi saranno disciplinati i criteri per l’individuazione dei destinatari e le modalità di presentazione delle domande di contributo e di erogazione dello stesso “anche al fine del rispetto del limite di spesa” fissato dalla norma. Nella sostanza il Parlamento ha rifilato al Ministero l’onere restringere la platea. Una mansione tutt’altro che piacevole e popolare, visto che non ci si può salvare, in questo caso, con un decreto di riparto alle regioni (come si è fatto con il fondo per i caregiver del precedente triennio) e passare a loro il fiammifero acceso.
In tutto questo se effettuate una ricerca sul web con le parole chiave “bonus 500 euro madri con figli disabili”, apparirà plasticamente l’illusione di un futuro roseo. Di fuffa. Nel frattempo è assolutamente inutile precipitarsi al patronato sindacale per presentare una improbabile domanda.
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