Cultura

Come ti coinvolgo il colletto bianco

La multinazionale farmaceutica ripete per il nono anno l’iniziativa di volontariato che coinvolge dipendenti e collaboratori. Oltre 200 i partecipanti, molti i fedelissimi.

di Ida Cappiello

Giocare a tennis con giovani disabili mentali a Special Olympics. Aggiustare il lampadario della sala riunioni al Villaggio Sos di Morosolo. Sperimentare le invenzioni sorprendenti di Amelio, sordocieco ospite della comunità milanese della Lega del Filo d?oro, per comunicare con il tatto. Provare a muoversi bendati in una stanza sconosciuta, usando solo i piedi per riconoscere gli ostacoli. Sono alcune tra le tante esperienze condivise il 5 maggio scorso dai 200 dipendenti di Novartis in Italia che hanno partecipato al Community Partnership Day, la giornata della solidarietà che ormai da nove anni avvicina i collaboratori italiani della multinazionale farmaceutica al mondo delle associazioni non profit. Un misto di attività pratiche e relazioni umane che soddisfa tanti bisogni, sia pure per un solo giorno all?anno: il bisogno concreto di cura degli ambienti, come in tutte le case, il bisogno di socialità delle persone più fragili, socialità necessaria quanto e più dell?assistenza, infine il bisogno dei cosiddetti normodotati di confrontarsi con la diversità, di toccarla perfino, superando una diffidenza ancestrale durissima a morire. «Me la cavo abbastanza bene a tennis, ho palleggiato con due disabili spagnoli a Special Olympics», racconta Stefano Romandini, 50 anni, dirigente nel settore sviluppo nuovi prodotti. «All?inizio non riuscivo ad accettare la difficoltà di queste persone a imparare dai propri errori: ogni volta era come ripartire da zero. Alla fine però siamo riusciti a migliorare: bisognava solo adattarsi ai loro tempi». Ha invece imparato Federico Bertocchi, 45 anni, ricercatore clinico in campo cardiovascolare. «Alla Lega del Filo d?oro sono rimasto sbalordito dalle risorse che alcuni ospiti, quelli meno compromessi, riescono a mettere in campo per comunicare anche senza sentire e senza vedere. Uno di loro ha inventato una macchina che si usa in due, e con cui si può comunicare con un alfabeto tattile: uno dei due interlocutori crea messaggi con il braille, l?altro ?ascolta? con le mani, perché la macchina ?trasforma? ogni lettera nel tocco di un chiodino in un punto preciso delle dita». Chi sono i volontari Novartis? Soprattutto colletti bianchi, impiegati e dirigenti. Sempre gli stessi o sempre nuovi? «Tutt?e due le cose», spiega la responsabile Comunicazione di Novartis Italia, Angela Bianchi. «Ci sono i ?fedelissimi?, che tornano sempre, malgrado gli impegni di lavoro, e spesso chiedono la stessa associazione; i ?discontinui?, che non riescono a tornare ogni anno, ma se ne dispiacciono; infine le ?new entry?, spesso convinti dai colleghi. In tutto, si arriva circa al 16% dei dipendenti di Novartis Farma, una cifra che consideriamo buona in un contesto organizzativo complesso come il nostro». La giornata lascia impressioni ed emozioni diverse, ma dalle testimonianze emerge per tutti una nuova visione della propria quotidianità di lavoro, dove i piccoli problemi e conflitti, forse sopravvalutati, acquistano una dimensione più gestibile. La particolare sensibilità sociale da parte dei lavoratori italiani dell?azienda è dimostrata anche dalla devoluzione di una quota del premio di partecipazione (un compenso integrativo annuale correlato all?andamento economico e di produttività dell?impresa), iniziativa lanciata lo scorso anno che ha trovato d?accordo azienda e sindacati. Il 95% dei lavoratori ha scelto di devolvere una quota del proprio premio di partecipazione (almeno l?1%) a Iscos e Atlha. Totale della raccolta, oltre 49mila euro. Il punto I numeri del Community Day Novartis: 9 anni di storia, 200 dipendenti partecipanti in Italia, 4 associazioni coinvolte (Atlha, Villaggi Sos, Special Olympics e Lega del Filo d?oro), 14mila i dipendenti partecipanti all?edizione 2004 nel mondo.


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