1. LA NOSTRA IDEA DI COME SI CRESCE
“Ognuno di noi arriva in comunità con una propria storia di vita che va riconosciuta, e non sottovalutata”.
E’ importante insegnare e favorire la capacità di prendersi cura di se stessi: perché ciò avvenga bisogna dare spazio alla soddisfazione dei propri bisogni, ricevere e darsi dei limiti, imparare a sapersi ascoltare, prendersi cura del proprio ambiente o di qualcosa (pianta o animale).
Sarebbe utile incoraggiare il volontariato verso una dimensione di cittadinanza attiva per creare un ponte tra i ragazzi e spingere gli stessi a superare la logica che la gratuità corrisponda a qualcosa di inutile. Questo anche per gli stranieri che vengono in Italia con un progetto migratorio incentrato sul lavoro. Il volontariato è importante ma per stimolarlo bisogna avere dei modelli di esempio e avere maggiore consapevolezza di sé: se non si aiuta prima se stessi è difficile aiutare gli altri.
Tratto da “Le 10 Raccomandazioni del Care Leavers Network dell’Emilia Romagna 2014”.
Ognuno di noi ha una storia da raccontare, alcuni hanno vicende comiche da narrare, altri storie di avventure, altri ancora momenti felici e commoventi, oppure scene tragiche…
La maggior parte degli ospiti delle comunità e dei percorsi fuori famiglia vi potrebbero raccontare storie di vita terribili, con cicatrici ben visibili negli occhi tristi e segnati dalle immagini che si stanno cercando di lasciare alle proprie spalle. Storie di violenze, abusi, abbandono, droga, alcool, malattie mentali, sporco, bullismo, omofobia, malattie legate all’alimentazione, ecc..
Queste storie devono essere sempre ascoltate e occorre dar loro la giusta importanza perché bisogna affrontare il dolore per poi aiutare l’altro a risollevarsi a e diventare una persona migliore, aiutarlo a convivere con quelle cicatrici laceranti e bollenti che anche a distanza di decenni potrebbero bruciare e far riaffiorare lacrime ardenti alimentate dai ricordi d’orrore. Ognuno di noi ha affrontato in modo diverso la propria storia, ma nei racconti ritornano prepotenti le sensazioni di impotenza, disarmo, sfiducia verso il mondo degli adulti…
Gli adulti che ci accolgono devono essere preparati ad affrontare conseguenze terribili come silenzi, sensi di colpa, paure apparentemente non giustificate, autolesionismo verbale e fisico, sfiducia nell’altro, sfiducia in se stessi…
Bisognerebbe insegnare che è importante volersi bene, curarsi, dedicare del tempo per se stessi e questo può essere fatto sia in senso stretto, ad esempio insegnando le giuste procedure per la propria igiene personale (dedicare un pomeriggio al parrucchiere/barbiere o all’estetista, fare dello sport…) – o in senso più largo – concedendosi del tempo per riflettere, imparare ad ascoltarsi ed ad ascoltare chi ci è accanto, dedicare del tempo per una passeggiata, ascoltare musica, aiutare gli altri…
Non abbiate la presunzione di pensare che tutti i genitori insegnino queste cose, vi ricordo che se siamo stati allontanati dalla famigliad’origine o dall’ambiente di provenienza questi non erano pienamente sani e adeguati.
In comunità bisognerebbe insegnare a questi giovani cittadini che in futuro avranno dei limiti imposti dalla legge, dai regolamenti, dalleregole sociali. Un giorno anche loro saranno genitori e occorre dar loro le regole giuste di crescita cosicché loro stessi potranno essereinsegnanti di vita con i propri figli.
Tutte queste osservazioni devono essere ispirate ad un concetto di restituzione di ciò che si riceve dalla società e dalla collettività, crescere con il principio che “come sono stato aiutata io, in futuro potrò aiutare a mia volta qualcuno, essere cittadina attiva e solidale con chi ha più difficoltà di me: fare volontariato, servizio civile, aiutare una signora anziana con le buste della spesa, cedere il proprio posto in autobus, donare un pacco di pasta ai senza tetto, ascoltare un signore anziano…”
Sapete è un po’ come quel video dove un ragazzo ogni giorno cerca di essere gentile con chi lo circonda senza chiedere nulla in cambio: passa davanti ad una signora e alla sua bimba che chiedono l’elemosina per raccogliere i soldi per mandare la bimba a scuola e dopo giorni e giorni di aiuto arriva davanti alla signora e la trova sola… Si volta e vede qualcosa di magico: la
riconoscenza negli occhi della bimba che finalmente ha potuto iscriversi a scuola. Bhè, le nostre storie sono così. Adulti che giorno dopo giorno ci danno qualcosa per il futuro, un aiuto continuo e prolungato, cure, ascolto, attenzione, un mattoncino ogni giorno per costruire noi stessi, per tornare a guardare il mondo a testa alta e dire: “Grazie! Ora vorrei aiutare io altre persone che hanno bisogno come Voi avete fatto
con me”.
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