Famiglia

Come sentirsi più ricchi guadagnando la metà

A ruota libera. Johnny Dotti spiega le ragioni del fenomeno Cgm.

di Gabriella Meroni

Operatore del bene comune. Questa è la nuova definizione che dà di se stesso (e di conseguenza, di chi fa impresa sociale) Johnny Dotti, presidente di Cgm, impresa-rete da 35mila persone e 1 miliardo di euro di fatturato. Una realtà in crescita esponenziale che non si accontenta però solo di macinare ottimi numeri, ma vuole anche riflettere, provare a tracciare una strada, essere ?visionaria? sul futuro dell?economia sociale. SocialJob: Come siete passati da 0 a 35mila persone in 17 anni con un tasso di crescita medio del 13% annuo? Johnny Dotti: Questa crescita non sarebbe mai potuta esserci senza alcuni elementi fondamentali. Il primo è la responsabilità. Per tutelare le persone deve esistere un contesto che responsabilizza; per questo abbiamo stabilito che le imprese della nostra rete non vadano oltre una certa dimensione: quando arrivano oltre, si spezzano in due. Questa scelta è stata fondamentale per far crescere una classe dirigente; io sono un bergamasco, cresciuto nella concreta consapevolezza che finché uno non tiene in mano le cose dell?impresa non ne sa nulla. Un operatore che non può mai decidere niente sul bilancio, sugli investimenti, sulle scelte strategiche rimarrà sempre ai margini rispetto alla dimensione di quell?impresa. SocialJob: Come definirebbe le imprese sociali che fanno parte della rete Cgm? Dotti: Da noi non entrano imprese sociali a caso, ma imprese di un certo tipo: piccole, comunitarie, specializzate, ma soprattutto ?deficienti?, che sentono cioè d?aver bisogno degli altri. Non sono autoconcluse in se stesse, ma hanno sempre bisogno di relazionarsi strutturalmente con altri, il che da noi vuol dire far nascere consorzi e filiere di servizi che si spalmano su più imprese. Questa è un?opzione forte per il terzo settore: nessuno deve sentirsi sufficiente, ma cercare con altri elementi di costruzione e socialità. è la modalità per gestire al meglio le persone. SocialJob: In una recente intervista al Sole24ore lei si è definito «operatore del bene comune». Perché? Dotti: Sì, ci credo, perché il bene comune si fa con altri, non si può far da soli: è strutturale, mica un optional. Se non collabori non cerchi il bene comune, cerchi altro. Prenda me: ho 40 anni e potrei guadagnare 90, 100mila euro senza fare tantissima fatica, e ne guadagno meno della metà e da precario (sono una partita Iva volontaria): perché lo faccio? Perché immagino che qui dentro ci sia un significato. Che ci sia qualcosa che riguarda la mia vita, che dentro la professione ci sia un elemento di fedeltà che va oltre il mandato contrattuale. SocialJob: Come si impara a diventare operatori del bene comune? Dotti: Si impara facendo. Sento spesso parlare di formazione, ma io sono contrario alla formazione d?aula, la abolirei. Io metterei le persone ?in situazione?: 10 ore di situazione, un?ora d?aula, poi 10 ore di situazione, due ore d?aula: se no è troppo facile riflettere. Se no si riflette su niente, cioè si usano parole. Invece bisogna riflettere su qualcosa di concreto per ri-flettere. Cgm è una grande esperienza di learning by doing. Rimettere il valore dell?esperienza al centro del valore dell?impresa è secondo me un?operazione di grande rispetto delle persone. Come se tu dicessi: quello che fai è molto importante! E lo stai facendo solo tu! Oggi pensare al futuro, per me, significa immaginare percorsi più strutturati di learning by doing: i trend di crescita che abbiamo ci permettono di immaginare percorsi un po? più strutturati, anche se non troppo. SocialJob: Come non troppo? Dotti: L?elemento della creatività è fondamentale nell?imparare facendo, non si tratta solo di ripetere. Cgm è un ambiente visionario nel senso che la visione dev?essere un elemento sostanziale all?interno dell?organizzazione. SocialJob: L?impresa sociale attrae sempre più giovani qualificati. Perché? Dotti: Vengono da noi magari rinunciando a 400 o 500 euro al mese. Come si spiega? Solo tenendo conto dell?aspetto dell?ethos, che non è marginale, ma è anzi identifica la missione, profondamente umana, delle cose che si fanno. Appuntamento Progetto Quasar Il convegno conclusivo Il prossimo 14 giugno si terrà a Roma il convegno finale del progetto Quasar, che ha visto per due anni lavorare Aster-x (e le organizzazioni aderenti) con il sistema delle Camere di commercio: Progetto Quasar: L?impresa sociale e lo sviluppo. L?impegno istituzionale delle Camere di commercio si terrà all?Unioncamere, piazza Sallustio,21 . I particolari del programma:www.progettoquasar.it


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