Volontariato

Come scegliere un istituto “buono”?

Oggi sono diverse le banche che hanno preso la decisione di uscire dal settore delle armi.

di Francesco Maggio

Faccio parte di un?associazione culturale con sede alla periferia di Milano. Svolgiamo diverse attività, dal sociale al culturale. Abbiamo la necessità di aprire il conto dell?associazione in una banca. Ci siamo posti due criteri per la scelta: quello etico e quello di convenienza/praticità (quest?ultimo, lo ammettiamo, ci ha portato a scartare Banca etica). Ci sono banche che siano ?buone? e il più possibile economiche? Mauro D.L. (email) Oggi, a differenza anche di soli pochi anni fa, sono diverse le banche che hanno preso la decisione di uscire dal settore delle armi: Unicredit, Banca Intesa, Monte dei Paschi di Siena, per citare le più grandi. Ed è significativo che a indurle a compiere tale scelta siano state le istanze di ?pace? portate avanti con convinzione dalla società civile organizzata attraverso campagne puntuali ed efficaci. Questi stessi istituti di credito attraverso le loro società di gestione del risparmio collocano sul mercato italiano alcuni fondi etici. Come a dire che anche in banca, per via diretta e/o indiretta, comincia a farsi largo una certa sensibilità per le tematiche della responsabilità socio-ambientale d?impresa. Quanto ai costi dei servizi, invece, il discorso varia da caso a caso, a volte da sportello a sportello, nel senso che al di là di alcuni costi abbastanza allineati, poi a seconda delle esigenze specifiche (ma anche dello specifico ?potere contrattuale? del cliente) si possono spuntare condizioni più o meno interessanti.


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