Formazione

Come piove sull’arcobaleno

La Cosa rossa (pardòn, la “Sinistra l’Arcobaleno”) è nata, dunque. Tutto bene, se non fosse che – mediaticamente – l’evento è stato un mezzo disastro...

di Ettore Colombo

La Cosa rossa (pardòn, la ?Sinistra l?Arcobaleno?) è nata, dunque. Tutto bene, se non fosse che ? mediaticamente ? l?evento è stato un mezzo disastro. Il simbolo, frutto di lunghe e faticosissime trattative, doveva restare ?coperto?. Giovedì scorso, però, un giornalista della Dire rovista nei cassetti e il simbolo finisce diretto diretto sul Corriere.it. Scoppia lo psicodramma: dei quattro segretari, affranti per la mancata sorpresa, e dei militanti duri e puri, che rimpiangono la scomparsa di falci e martelli, stelle e bandiere rosse, a scapito di un?overdose di arcobaleni (nel nome e nel simbolo). I giornali ? anche quelli di sinistra, persino Liberazione ? danno uno spazio (eccessivo) a quelli che non ci stanno: Marco Rizzo del Pdci, i trotzkisti e gli stalinisti del Prc, i mugugni dei Verdi. Poi arriva il primo giorno della kermesse, gli Stati generali: migliaia di persone affollano i workshop tematici («modello Social Forum»), ma tutti i giornalisti (e i politici presenti) ? furibondi per la disorganizzazione – sobbalzano di fronte a una sola notizia. Pietro Ingrao che, dalle colonne de la Stampa, fa sapere che di venire, agli Stati generali, non ci pensa proprio: «siete troppo timidi, poco unitari e poi Bertinotti sbaglia ad esternare così tanto. Io non lo avrei fatto, mi ha deluso». Apriti cielo. Nei corridoi non si parla d?altro, poi tutti si mettono a telefonare al Grande Vecchio, implorandolo di venire lo stesso. Lui, alla fine, arriva, sommerso dagli applausi, e abbraccia Nichi Vendola, che tutti i giornali ? e i militanti assennati – già incoronano come il leader. La Stampa è smentita, dunque, ma il palco troppo ?sovietico?, la rumorosa contestazione dei comitati Dal Molin e le polemiche su chi ha cantato Bella Ciao e chi no, danno un?impressione di confusione e disgregazione ancor prima di cominciare. Il pezzo più dissacrante lo scrive il Foglio, occhiello: «Veni, vidi, Nichi. Primi problemi e primi dubbi sotto l?Arcobaleno». Peraltro, domenica scorsa a Roma pioveva a dirotto.


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