Non profit

Come investire i fondi della fondazione

E' possibile destinare fin dalla costruzione parte delle risorse economiche alla formazione di un capitale disponibile.

di Carlo Mazzini

Stiamo costituendo una fondazione in una regione del Sud Italia. Gli uffici regionali ci hanno assicurato che, in merito al limite del patrimonio, non è prevista una soglia minima necessaria alla costituzione.
Vi chiediamo se occorre imputare a capitale sociale tutto l?ammontare delle risorse economiche a nostra disposizione.
Se sì, come deve essere gestito lo stesso capitale sociale? In titoli di Stato o anche in fondi d?investimento?

A. Z. (email)

Il quesito centrale è se in fase di costituzione e anche nel prosieguo della vita della fondazione le risorse messe a disposizione dal o dai fondatori siano tutte imputabili a capitale sociale.
È possibile destinare fin dalla costituzione parte delle risorse a formare un capitale disponibile, così da poter dare subito vita alle prime realizzazioni, pagando i primi fornitori, impegnando parte delle risorse per dare visibilità alle iniziative.
L?autorità preposta al riconoscimento giuridico della fondazione è, comunque, legittimata a richiedere un patrimonio minimo, tale da consentire l?effettiva possibilità di raggiungere lo scopo.
In buona sostanza, dai fondatori possono provenire diverse categorie di liberalità, quelle vincolate e quelle non vincolate, a seconda del dettato dell?atto costitutivo e degli accordi intercorsi tra i fondatori stessi. Per il presente discorso ci interessa sapere che le liberalità vincolate possono distinguersi in vincolate ?per tempo? o ?per scopo? e che ad esse si aggiungono le liberalità vincolate permanentemente. A quest?ultima categoria appartengono quei fondi che vanno a formare il capitale, forse meglio definibile come fondo di dotazione, e da porre quindi nel passivo dello Stato patrimoniale.
In merito agli aspetti contabili non posso esimermi dal ricordarle che è stato da poco pubblicato dalla casa editrice Egea il Codice unico delle aziende non profit, che raccoglie le cinque raccomandazioni contabili (più una parte introduttiva) emesse dalla Commissione aziende non profit del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti. Ne consiglio non tanto la lettura (sa, per sua natura non è granché avvincente), quanto l?uso, in compagnia del personale amministrativo e dei sindaci della futura fondazione.
In relazione alle diverse tipologie possibili di investimento, non vi sono disposizioni particolari su dove un ente non profit debba investire i propri fondi. Potremmo porci la domanda sul piano dell?opportunità, in particolare considerando due temi; il livello di rischio, da un lato, e l?eticità dell?investimento, dall?altro.
Sul primo aspetto la rimando a chi è consulente finanziario, alle banche.
Sul secondo aspetto, le rammento che periodicamente su Vita vengono radiografati i prodotti finanziari che almeno nominalmente appartengono alla cosiddetta finanza etica.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.