Essere certi di questo tempo cambiato è come se fortificasse l’augurio collettivo per tempi davvero migliori. Così ho interpretato il fresco racconto della mia alunna di terza media che… non si chiama Maria!
Alle sei e quarantasette 06:47 Maria si alza e nonostante le otto ore abbondanti trascorse nel caldo avvolgente del suo letto, si sente ancora addosso quella stanchezza che in quest’ultimo periodo le sembra sempre presente. Entra in cucina, tira un lungo sospiro, anche oggi Milano è ricoperta da un pesante strato di nubi grigie che ormai sono diventate quasi perenni. Poi si infila un paio di jeans e una felpa, controlla di avere con sé gli immancabili mascherina e igienizzante per mani e mette i suoi soliti auricolari alle orecchie.
Quel giorno la sua mente è affollata più del solito, inizia infatti a pensare a quanto le sue giornate siano cambiate e la normalità sia soltanto un ricordo lontano, proprio da quel 21 febbraio 2020, quando aveva ancora in mente i buoni propositi per il nuovo anno, un periodo che invece si sarebbe rivelato infernale e da cui lei cerca ancora e continuamente di mettersi al riparo, rinchiudendosi come in una bolla, provando a creare un mondo interiore. Un po’ come gli intellettuali romantici, anche lei tenta di essere felice e spensierata, anche se a volte questo vuol dire distaccarsi dalla straziante e dura realtà, fatta ormai solo dell’impegno a seguire norme e protocolli di distanziamento e dell’obbligo a indossare sul viso quelle mascherine azzurre che la lasciano a malapena respirare.
– Ormai non stiamo vivendo – pensa Maria, ma ecco giungere all’improvviso il musicale schiocco delle dita del suo compagno di classe Morgan che, come Cronos, riesce sempre a farle ritrovare il senso del tempo. Questi momenti per lei sono sempre più ricorrenti: è intrappolata nei suoi pensieri! Stava per succederlee di nuovo ma, grazie a Morgan e alla campanella delle otto e dieci, è stata ricatapultata nella realtà. Entra in classe e passa sei ore incollata al banco che non può nemmeno più essere affiancato da un altro. Quel metro obbligatorio di distanza rende i rapporti con gli altri più difficili perché non riesci nemmeno a rifugiarti nell’abbraccio o a ricevere la carezza di un tuo compagno.
Tornata a casa, il tempo sembra volare tra compiti e allenamenti online che fanno sentire Maria tremendamente a disagio e sola, anche se confortata dalla voce calma di Raffo che dispensa consigli su come eseguire perfettamente un close-out e da quella rassicurante di Franz che garantisce il ritorno in palestra sempre più imminente.
Dopo la doccia, si siede a tavola mentre in tv va in onda il telegiornale: la giornalista Monica Paduana annuncia progressi del vaccino, percentuali, contagi e poi morti, numeri su numeri…
Poi la linea passa al collega che, dopo i soliti cinque secondi, attacca a parlare in diretta dall’ospedale Sacco di Milano. Ma Maria è di nuovo assorta nelle sue divagazioni che le fanno reclinare la testa sul piatto che è stracolmo di lenticchie portafortuna proprio come la sua testa carica di pensieri.
Infine, dopo la consueta videochiamata serale con i suoi amici, ormai appuntamento irrinunciabile dai tempi del lockdown, può finalmente arrestare i pensieri, dormire e ricominciare poi la sua monotona routine sperando solo si potersi fidare, almeno nei sogni, allo slogan “Andrà tutto bene!“.
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