Mondo

Come iene sull’Africa

I mezzi di informazione occidentale parlano del continente nero come terra di miseria e violenza. (di Mohamadou Mahmoun Faye)

di Redazione

Questo articolo, intitolato Informazione del Nord e del Sud: gli effetti perversi della globalizzazione, è stato scritto da Mohamadou Mahmoun Faye, giornalista senegalese de Le Soleil di Dakar, ed è tratto dal libro L?informazione deviata. Gli inganni dei mass media dell?epoca della globalizzazione, a cura di Davide Demichelis, Angelo Ferrari, Raffaele Masto, Luciano Scaletatri. Edizioni Zelig, euro 12. Il libro sarà in edicola l?11 giugno. All?inizio di marzo, in occasione delle elezioni presidenziali nello Zimbabwe, Basildon Peta, segretario generale della Federazione nazionale dei giornalisti, è stato obbligato a lasciare il Paese dopo aver ricevuto minacce di morte dai collaboratori del presidente Robert Mugabe. Il 3 marzo 2002, i membri di una delegazione della Federazione internazionale dei giornalisti (Fédération Internationale des Journalistes – FNJ), sono stati espulsi dal Paese. Dopo la vittoria, Mugabe ha promulgato una nuova legge che limita drasticamente le libertà dei professionisti dei media. Secondo un rapporto dell?organizzazione francese Reporters sans frontières, nel 2000 in Africa sono stati uccisi 6 giornalisti e altri 2 sono morti in circostanze ancora oscure. Solo in Sierra Leone, ne sono stati giustiziati 3 dai miliziani del Fronte Rivoluzionario Unito (Front Révolutionnaire Uni – RUF), il movimento armato diretto da Foday Sankoh. In Mozambico, il 22 novembre 2000, Carlos Cardoso, uno dei giornalisti più conosciuti del Paese, è stato assassinato nella capitale Maputo. Possiamo anche citare il celebre caso del giornalista Norbert Zongo, del Burkina Faso, direttore del giornale L?Indépendant, bruciato vivo nella propria auto nel dicembre del 1998. Il suo unico torto è quello di aver condotto un?inchiesta sul fratello del presidente Blaise Campaoré. A volte, come ho potuto constatare personalmente durante un réportage in Costa d?Avorio, la stampa viene manipolata e utilizzata dai partiti politici e dai gruppi di pressione per istigare all?odio e alla xenofobia, come accadde nel 1994 in Ruanda con la tristemente celebre Radio Mille Collines. La Somalia come Hollywood Se in Occidente l?informazione è praticamente diventata una merce, ci siamo mai domandati se le popolazioni africane, la cui larga maggioranza riscontra enormi difficoltà per reperire il minimo vitale, hanno le stesse esigenze ? La globalizzazione dell?informazione ha radicalmente sconvolto il funzionamento dei media e la percezione delle notizie da parte del pubblico africano. L?avvento delle radio e delle televisioni straniere, lo sviluppo della rete Internet e l?apertura sempre più marcata degli africani verso tutto ciò che proviene dall?esterno del continente costituiscono delle minacce oppure dei vantaggi che potrebbero far nascere un?opinione pubblica forte e responsabile? In ogni caso, oggi il pubblico africano (per lo meno quelle delle grandi città come Dakar, Abidjan, Lagos, Nairobi, Algeri) dispone di elementi di confronto. Alcuni osservatori affermano addirittura che il pubblico rischia di allontanarsi dai mezzi nazionali di comunicazione a vantaggio dei grandi media stranieri. Tuttavia, le informazioni che veicolano questi ultimi sono, nella maggior parte dei casi, molto lontane dalle preoccupazioni delle popolazioni africane e contribuiscono a plasmare le loro coscienze, il loro modo di pensare e di agire. La globalizzazione dei media è sinonimo di omogeneizzazione dell?informazione. Solo le grandi agenzie di stampa come l?Afp o la Reuters, le potenti catene televisive come Cnn o Bbc monopolizzano a livello mondiale allo stesso tempo il processo informativo e la quasi totalità delle informazioni. Quando, per esempio, nel 1992 la Cnn inviò i suoi reporter a seguire lo sbarco delle truppe americane in Somalia, sembrava obbedire a una logica di produzione hollywoodiana, con grandi effetti teatrali. Le immagini che aveva diffuso sulla sua rete avevano come principale obiettivo quello di soddisfare il pubblico americano od occidentale e non il telespettatore africano ridotto al ruolo di spettatore della sua stessa tragedia. Nel suo libro La tyrannie de la communication, il giornalista francese Ignacio Ramonet parla di mega evento: questa spettacolarizzazione dell?informazione, infatti, obbedisce a regole puramente commerciali. A partire da tali regole si può sicuramente spiegare il fatto che il continente africano non interessa i media occidentali se non quando è sconvolto da guerre, carestia, e problemi sociopolitici che hanno come conseguenza colpi di Stato ed elezioni caratterizzate da frodi o violenza. Ingiustizia e terrorismo Questo disinteresse non si spiega forse con il fatto che i mass media hanno abituato il pubblico alle immagini di un?Africa miserabile, maledetta, sempre in preda alle malattie, alle catastrofi naturali e incapace di svilupparsi grazie al lavoro dei propri abitanti e delle proprie risorse? Si possono avere opinioni diverse in proposito, ma ci si potrà sicuramente trovare d?accordo su un punto: fino a quando nel mondo continueranno ad esserci diseguaglianze economiche, persisterà un divario tra i media del Nord e del Sud, tra le popolazioni di un Occidente opulento e di un Sud del mondo confinato in uno sviluppo negativo. Queste diseguaglianze spiegano, in parte, le incomprensioni che spingono alcuni esseri umani ad adottare attitudini estremiste come il razzismo, la xenofobia o il terrorismo. Mohamadou Mahmoun Faye


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