Non profit

Come guadagnare meno ma essere più felici

Carlo Borzaga, docente a Trento spiega i risultati di una ricerca: "Chi lavora all’interno delle coop sociali ha motivazioni alte. Per questo il turn over invece è basso"

di Francesco Agresti

Nelle cooperative sociali si lavora di più e meglio. Nonostante le difficoltà che i ricercatori incontrano quando si trovano a quantificare le performance del non profit, una dato pare difficilmente incontestabile: chi, a diverso titolo, lavora nel Terzo settore è più soddisfatto chi lavora in altri nel pubblico e nel privato.
Carlo Borzaga, professore alla facoltà di Economia dell?università di Trento e presidente dell?Issan (l?Istituto di studi sullo sviluppo delle aziende non profit, centro scientifico di ricerca costituto nel 1994 da alcuni docenti dell?ateneo trentino) spiega perché.
Vita: È ancora radicata la convinzione che le cooperative sociali siano delle imprese di serie B?
Carlo Borzaga: Se lo è, è del tutto errata. Ci sono studi realizzati utilizzando complessi modelli econometrici che dimostrano che in fatto di produttività le cooperative sociali non hanno nulla da invidiare alle altre tipologie di imprese.
Vita: Perché sono più produttive?
Borzaga: Nonostante il livello retributivo sia inferiore a quello di altre imprese, e in molti casi gli straordinari non vengono pagati, chi opera all?interno delle cooperative sociali è più motivato. In particolare, si è visto che tra i lavoratori pubblici, per esempio, quelli più soddisfatti sono coloro che fanno registrare il maggior numero di assenze, mentre tra coloro che operano all?interno delle cooperative la soddisfazione è correlata alle ore di lavoro: più se ne fanno, più si è soddisfatti. Questi risultati sono poi suffragati dai dati relativi al turn over dei lavoratori che nelle cooperative è più basso.
Vita: Qual è il ruolo delle imprese sociali negli altri Paesi europei?
Borzaga: Negli ultimi decenni si sono moltiplicate in tutti i Paesi europei forme particolari di imprese sociali che hanno contribuito allo sviluppo di un?imprenditorialità sociale dinamica, che riveste un ruolo sempre più importante nella creazione di occupazione, nell?aumento del benessere di singoli e famiglie e nella lotta contro l?esclusione sociale. Nel 1996, è stata creata una rete europea tra istituti universitari, denominata Emes, con lo scopo di analizzare l?evoluzione delle imprese sociali negli stati dell?Unione europea. La ricerca si è conclusa nell?anno 2000 e i risultati sono stati recentemente pubblicati nel libro The emergence of social enterprise. Dal 13 al 15 dicembre 2001, l?Issan ha organizzato a Trento un convegno internazionale in cui saranno analizzate le caratteristiche e le dimensioni delle imprese sociali europee.

Info: Issan, Università di Trento,
via Inama, 5 – 38100 Trento
tel.0461.882289,
email: issan@gelso.unitn.i

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