Economia

Come finirà la tragedia greca? Qualcuno ha già scritto un copione…

di Redazione

Nel copione di questa tragedia greca già scritta, l’unica costante che traspare è l’incertezza. Stati, banche, agenzie di rating, organismi sovranazionali, fingono di dibattersi nel ruolo assegnato, ma solo la speculazione va a nozze in una partita di ping-pong continua tra Berlino ed Atene. Ogni ora la situazione si ribalta anche se la decisione è già stata presa e non si torna indietro: trascinare la soluzione fino all’ultimo secondo disponibile per far capire che chi ha barato sui conti deve rimettersi in riga. E che valga a monito ed esempio per gli altri con i conti in disordine, la spesa pubblica senza controllo e una larga evasione delle imposte. La linea dura di Berlino è in parte dovuta al tentativo di rassicurare gli elettori tedeschi che voteranno il 9 maggio e che con il 57% si sono dichiarati contrari agli aiuti alla Grecia.
Jim O’Neil, capo dell’ufficio studi di Goldman Sachs, sostiene che la crisi del debito greco non è di grande entità e che si preoccuperanno solo se ci saranno problemi sull’Italia; ma intanto il suo datore di lavoro consiglia di coprirsi dai rischi nei confronti delle banche italiane, spagnole e portoghesi.
La Germania continua a ripetere che daranno il via libera ai prestiti solo se verrà minacciata la stabilità dell’euro, a dimostrazione che la situazione specifica della Grecia è solo un incidente. Le soluzioni rimaste sono sostanzialmente la ristrutturazione del debito con rinvio e riduzione dei rimborsi o il ritorno degli ellenici alla dracma, lasciando la zona euro con una svalutazione di fatto di circa il 30%.
La Russia e la Cina come due gattoni osservano la situazione ed in via riservata pare che abbiano avanzato proposte di finanziamento con l’idea di mettere una bandierina su un pezzo di economia europea, mentre gli Stati Uniti per la prima volta nella storia siedono sul sedile posteriore in attesa di intervenire.
Il vero obiettivo di Berlino, che non vuole più tirare il carro anche per gli altri, è di arrivare ad un euro del Nord separato dall’euro del Sud formato da Paesi appesantiti da deficit pubblici enormi o, come ipotizza Morgan Stanley, l’uscita della Germania dall’euro.
La vera crisi è quella dell’Europa e dei suoi governanti dove le tesi autonomiste e protezioniste guadagnano sempre più consenso. E intanto la boccia è stata lanciata contro il secondo birillo: il Portogallo.

MA LA CRISI NON ERA FINITA?
Auto: immatricolazioni aprile -20%, ordini -27%.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA