Non profit
Come è complicato Bere un caffè al bar del circolo
Se un ente non profit svolge attività commerciale, su questa deve pagare imposte e tasse del caso
Sono presidente di un?associazione di promozione sociale (affiliata a una Aps nazionale) del Nord Italia e vorrei portarvi a conoscenza delle problematiche riscontrate nell?apertura dell?associazione: il Comune può dire che noi non siamo un?associazione ma un circolo anche se il certificato di appartenenza dice che siamo un?Aps? Il Comune può dire che noi vogliamo fare un?attività commerciale (abbiamo in ipotesi un ristorante) anche se nello statuto gli abbiamo indicato che siamo un?associazione non profit? M. D. (email)
Le Aps (associazioni di promozione sociale) attirano l?attenzione (non sempre benevola) di molte categorie e di diverse istituzioni quando dette associazioni praticano attività per loro natura commerciali che il legislatore ha inteso nel tempo decommercializzare. Il Comune sembra rientrare tra tali soggetti, non agevolando la realizzazione da parte vostra di tante attività. Se siete enti associati ad Aps nazionale e, aggiungo, conformi con la l. 383/00, siete di certo un?Aps registrata (anche nel caso non esistesse omologo albo a livello regionale), e pertanto godete delle agevolazioni (fiscali e non) ex l. 383/00, in forza del combinato degli art. 7, c 3 e art. 8, c 4.
Sul fatto che il Comune presume che voi svolgiate attività commerciale, la questione è complessa. Anche se siete ente non profit non vuol dire che non possiate promuovere un?attività commerciale. Resta il fatto che sull?eventuale attività commerciale l?ente non profit debba comunque pagare le imposte e tasse del caso, ancorché – dove possa – acceda a regimi semplificati di tenuta della contabilità e agevolativi in termini di Ires e Iva (cfr l. 398/91).
Bisognerebbe capire su quale base il Comune afferma che svolgete attività commerciale. La questione non è trattata pacificamente; se la legislazione tributaria (art. 148, c 5, dpr 917/ 86 Tuir) prevede che le Aps riconosciute dal ministero degli Interni (e ricomprese tra gli enti per i quali è stato previsto un determinato regime in relazione alle autorizzazioni concernenti le somministrazioni di alimenti e di bevande ex l. 287/91) possano gestire in regime decommercializzato attività di somministrazione di alimenti e bevande, due recenti pronunce della Cassazione tributaria (19840 e 19843 del 12 ottobre 2005) affermano (senza citare peraltro il 148 del Tuir) che non vi sia correlazione – nel caso preso in esame – tra attività associativa di circolo e gestione del bar.
L?amministrazione finanziaria ha comunque posto dei paletti interpretativi alla norma agevolativa. Nella circ. 124/98, riferisce che essa deve intendersi applicabile se detta somministrazione: è effettuata da Aps; in bar o esercizi similari (il vostro riferimento al ristorante mi fa sorgere qualcosa più di un dubbio); se l?attività è rivolta a soci e se l?attività è strettamente complementare a quelle svolte per il raggiungimento dei fini statutari
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