di Akram Idries
C ammino per strada, quando mi assale una sensazione di fame! Mi aggiro per le vie di una caotica Milano ed i miei occhi riescono solo a notare scritte quali «macelleria islamica», «doner kebab», «carne halal»; la mancanza di un fast food nelle prossimità mi induce ad acquistare un succulento panino di kebab. Finito di mangiare mi ricordo che è da un po’ che non sento mia nonna in Egitto così la prima cosa che mi viene in mente è di raggiungere uno dei numerosi call center sparsi per la città. E il mio cuginetto? Lui che ha 17 anni ed è un ragazzo tecnologico? Nessun problema, perché la soluzione è sempre a portata di mano! Mi fondo nel primo internet point per chattare su msn o parlare su skype.
Ovunque mi giro mi accorgo di un mercato rivolto esclusivamente alle esigenze di tutti i trapiantati qui in Italia, provenienti da ogni angolo del mondo.
Tutto per quelli come me
Infatti, la maggior parte dei negozi di cui sto parlando sono gestiti da stranieri e rivolti principalmente a stranieri. Questo fenomeno non è circoscritto solo al mercato alimentare (vedi macellerie/ rosticcerie) o ai centri di telefonia, ma comprende anche altri campi, quali la riparazione (elettricisti, meccanici), il lavaggio (lavanderie a gettone) ma anche i settori incontaminati quali i servizi immobiliari rivolti agli immigrati. I servizi alimentari/ ristorazione e di telefonia sono stati i primi forniti sul mercato low cost, disseminandosi come funghi.
Più recenti, invece, sono sia le lavanderie a gettone, rivolte principalmente ad una clientela che preferisce risparmiare tempo ed energia (quali stranieri, studenti, spesso turisti), che i servizi di riparazione. A proposito di quest’ultimo, mi è capitato spesso di notare volantini sulle vetrine di macellerie islamiche con vere e proprie pubblicità in arabo che reclamizzano: «Said tal dei tali, elettricista molto competente che tratta solo con stranieri», a volte specificando direttamente alcune nazionalità rispetto ad altre.
È molto curiosa questa sorta di top chart che gli immigrati stilano fra di loro perché a fare la differenza di prezzo e di qualità del servizio, molte volte è la nomea che hanno i popoli di un Paese rispetto all’altro. L’ultimo servizio, nonché il più efficiente tra i sopraelencati, è quello immobiliare, in quanto fornisce assistenza all’immigrato nella ricerca di un degno alloggio in cui stare, venendo soprattutto incontro alle sue necessità. Servizi che funzionano perché si pensa che «solo chi è come me comprende la situazione in cui sono, di conseguenza adeguerà anche i prezzi e la qualità al mio standard di vita».
I trend del futuro
Vi è poi un’incapacità di integrazione da parte dei nuovi arrivati, in quanto è più semplice relazionarsi con chi è “come me” rispetto a chi non lo è. Tutto ciò porta alla creazione di un mercato che sta prendendo sempre più quota attraendo verso sé l’attenzione di tutti.
In base a questi trend, come sarà la nostra società proiettata nel futuro? Avremo dei mercati dove nessun altro oltre gli stranieri potranno accedervi? Non si rischia di circoscrivere il tutto rendendo esclusivi alcuni settori e luoghi? Magari l’intento non è questo, ma il messaggio che può trapelare può essere molto negativo per il nostro avvenire, dove la multietnicità dovrebbe essere un fattore di ricchezza per la collettività e non di distinzione.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.