Anche se ci possiamo rallegrare del fatto che ci siano sempre maggiori possibilità di investire in prodotti etici, questo non ci deve far perdere il filo dei nostri pensieri o piuttosto dei nostri sogni. L?aumento dell?offerta non è necessariamente sinonimo di una migliore redistribuzione dei redditi, dei prestiti e dei sussidi. L?esempio americano lo ricorda ogni giorno: non sono i fondi prediletti dall?index Domini a cambiare il volto delle comunità depresse di tante altre città. Ci tocca quindi urgentemente vigilare i processi in corso per saper promuovere dall?interno della finanza etica i nuovi meccanismi che porteranno a una democrazia più partecipativa e a un incremento della qualità della vita in ogni singolo territorio. Una via potrebbe essere quella di ideare, nelle zone più ricche, fondi cittadini con aiuti tecnici mirati e messa a disposizione di personale qualificato nell?imprenditoria e nello sviluppo locale, a destino di comunità nel mondo, prive di risorse materiali ed immateriali. Tale progetto raggiungerebbe, secondo me, una vera dimensione etica, in quanto costringerebbe il risparmiatore ad assumere nuove responsabilità e a ragionare in un modo diverso dopo un coinvolgimento sul campo. Geneviève Lecamp, direttrice di Zesst