Sostenibilità

Colza, mais e girasole: rivoluzione alla pompa

Carburante: sarà l’anno del biodiesel?

di Giampaolo Cerri

“Metti un tigre nel motore”, recitava la pubblicità di una benzina ai tempi di Carosello. Trent?anni dopo, alle prese con lo smog da traffico, ci accontenteremmo di poter fare il pieno di biodiesel, il gasolio vegetale a basso grado di inquinamento che deriva dall?olio di colza, di soia, di girasole. Riduce le polveri sottili, il terribile Pm10, del 58%, con una diminuzione del 76% della parte più nociva. Oggi alimenta (miscelato al gasolio normale) circa 4mila veicoli in tutta Italia e riscalda (utilizzato puro) oltre 3mila edifici. Lo producono una manciata di industrie, associate in Assobiodiesel, associazione di categoria. Il loro problema sono le accise, ovvero le tasse che colpiscono la raffinazione e la produzione di carburanti. In Italia non se ne può produrre in esenzione più di 300mila tonnellate. “Già dal dicembre 2000 la Finanziaria prevedeva il raddoppio della produzione del biodiesel, provvedimento in seguito autorizzato dall?Unione europea”, spiega il presidente di Assobiodiesel, Claudio Rocchietta, amministratore delegato della Novaol di Milano, “ma il regolamento attuativo non è mai stato licenziato dal ministero delle Finanze, costringendo i produttori a operare in uno stato di incertezza”. Intanto il gasolio vegetale ha collezionato un autorevole riconoscimento: dopo anni di test, l?Iveco lo ha ammesso fra i carburanti per i propri camion. Info: Assobiodiesel


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