Famiglia
Colpo di spugna sul Comitato media e minori: e ora?
Con un decreto legislativo in vigore dal 2 maggio un comitato consultivo interistituzionale da istituire sostituirà il Comitato media e minori. Jacopo Marzetti, ex presidente del Comitato: «Speravo di finire il mandato, ora si pensi alla tutela dei ragazzi». Remigio Del Grosso, ex membro del Comitato: «È stata una decisione completamente inaspettata». Michele Marangi, Cremit Unicatt: «Chiuderlo è fare non uno ma più passi indietro»
Perché è stato cancellato il Comitato media e minori? A chi verrà affidata la la tutela dei più piccoli, per quanto riguarda i media? VITA ha cercato di dare delle risposte a queste domande interpellando Jacopo Marzetti e Remigio Del Grosso, rispettivamente ex presidente e ex membro del Comitato, e Michele Marangi, membro del Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’innovazione e alla tecnologia-Cremit Università Cattolica.
Il Comitato media e minori, dopo 22 anni, dal 2 maggio non esiste più. Con il decreto legislativo 25 marzo 2024, n. 50 è sostituito «con un comitato consultivo interistituzionale» con «compiti di promozione e ricerca sui temi di alfabetizzazione mediatica e digitale, di esprimere parere nella fase di adozione dei codici di autoregolamentazione e co-regolamentazione dei fornitori di servizi media diffusi tramite qualsiasi canale o piattaforma, a tutela dei minori. Le modalità «sono definite con successivo decreto ministeriale».
Un nuovo Codice di autoregolamentazione
Nel novembre 2023, il Codice di autoregolamentazione del Comitato media e minori è stato rinnovato per adeguarlo alle innovazioni tecnologiche e al nuovo scenario televisivo. «Come presidente del Comitato, mi auguravo di arrivare a fine mandato, poi il Governo avrebbe nominato il nuovo Comitato facendo suo il Codice che finalmente si è riusciti a rinnovare», spiega Jacopo Marzetti, avvocato, ex presidente del Comitato di applicazione del Codice di autoregolamentazione media e minori.
La tutela dei minori prima di tutto
«Ritengo che il Comitato dovesse continuare ad agire nell’interesse dei minori, il ministero delle Imprese e del Made in Italy ha deciso di interrompere le attività, proseguiamo con l’ordinaria amministrazione sulle segnalazioni arrivate entro l’1 maggio», prosegue Marzetti. «Sono fiducioso che il Governo velocemente convochi non tanto dei gruppi di lavoro, non tanto degli esperti in materia ma dei soggetti che portino avanti la diffusione a tutela dei ragazzi, puntando non tanto sull’aspetto punitivo ma sui segnali positivi: i ragazzi ne hanno bisogno. Dobbiamo impegnarci per loro, credo stiano vivendo un periodo molto complesso. Il mio punto di vista è quello di fare una politica in loro favore. Svolgo un ruolo di “sindacato dei minori”».
Non ho fatto ricorso, ho preso atto delle decisioni governative. A me ora preoccupano i ragazzi
Jacopo Marzetti, ultimo presidente del Comitato
Parlare con i ragazzi e dei ragazzi attraverso tv e web
Sulla decisione di cancellare il Comitato Marzetti afferma che «se il Governo ha deciso di puntare a una reale tutela dei minori, ben venga. Se l’obiettivo invece è quello di aumentare il numero dei componenti del comitato, di aumentare i ministeri competenti e fare quelle grosse commissioni dove di fatto, spesso, non si arriva all’obiettivo… non sono d’accordo. Non ho fatto ricorso, ho preso atto delle decisioni governative, a me ora preoccupano i ragazzi. Io svolgevo il mio incarico a titolo totalmente gratuito, portavo nelle televisioni il mio pensiero critico. Il mio obiettivo è stato sempre non la sanzione, non l’intervento spot».
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L’impegno che ci deve essere ora, dice Marzetti, è «la mission di tutela dei ragazzi: parlare con loro e di loro attraverso la televisione e il web. Bisogna prendersi l’impegno politico di dare gli strumenti a questi comitati di portare, all’interno delle trasmissioni, dei pensieri importanti a favore dei ragazzi, con programmi dedicati a loro, indipendentemente dallo scopo lucrativo della tv».
Una cancellazione a sorpresa
«Il Governo, con una decisione completamente inaspettata, ha deciso di cancellare questo Comitato dal 2 maggio scorso, dall’entrata in vigore di questo decreto legislativo che riguarda vari aspetti degli audiovisivi. Nessuno se lo aspettava», commenta Remigio Del Grosso, ex vice presidente Comitato media e minori e ancora membro dell’ultimo Comitato media e minori su designazione dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni-Agcom.
«Questo Comitato dava un po’ fastidio alle emittenti, ma la sanzione più importante che abbiamo dato è stata quella di far dire, durante un tg, che una trasmissione era incorsa in una violazione del Codice di autoregolamentazione, per darne avviso ai telespettatori». Il Governo ha deciso di eliminare il Comitato e di sostituirlo con un comitato consultivo interistituzionale «di cui non si sa bene quali saranno i compiti e i componenti», continua Del Grosso. «Al Comitato non arrivavano molte segnalazioni, le emittenti si sono sempre rifiutate di fargli pubblicità. E ora nessuno ha avvisato l’opinione pubblica che questo Comitato non esiste più».
Il primo Comitato media e minori in Europa
La cancellazione del Comitato «non so se è dovuta a sciatteria, al tentativo di risparmiare sui bilanci (ma non credo che vada ad incidere per nulla) o se sia dovuta all’idea di lasciare liberi tutti. Mi chiedo cosa c’è dietro, non so rispondere, mi lascio il beneficio del dubbio», dice Michele Marangi, membro del Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’innovazione e alla tecnologia Università Cattolica. «Ovviamente non basta un Comitato per garantire la qualità dei programmi e delle situazioni a cui sono sottoposti i minori. Ma proprio perché non basta, è necessario che ci sia. Non per vagliare tutti i contenuti, sarebbe impossibile: chi produce non ha come elemento primario quello di essere pedagogico o di produrre consapevolezza e qualità, ma promuovere audience. La presenza del Comitato garantiva almeno una mediazione rispetto a dei contenuti, a uno stile», prosegue Marangi.
La televisione italiana «nel corso degli anni ha fatto cose interessanti da questo punto di vista. Il Comitato media e minori italiano è stato il primo in Europa nel suo genere. Non è che il Comitato media e minori risolvesse, ma è assurdo averlo e chiuderlo. Non è solo uno, ma più passi indietro».
La fascia protetta è una pia illusione, ma le famiglie devono poter avere un riferimento. Tutte le statistiche ci dicono che il medium più visto è ancora la tv: attenti a dire “il nuovo che avanza” perché “il nuovo” entra in realtà il nuovo nella televisione
Michele Marangi, Cremit
Punti di riferimento nell’epoca dei flussi informativi
Teniamo conto che oggi è importante ragionare sugli stili (educativi in senso ampio), e sulla varietà delle proposte che vengono pensate per i minori. Un tema chiave di chi si occupa dei temi dell’esposizione è quello della proposta delle famose fasce protette: il Comitato media e minori poteva portare queste istanze, anche se consultive poteva far presente una voce da parte delle bambine e dei bambini. Nell’epoca dei flussi informativi in cui viviamo, le cose cambiano velocemente. Proprio per questo è importante avere dei punti di riferimento che diventano anche dei ponti per andare a parlare, se ci sono proposte inappropriate in alcuni orari. La fascia protetta è una pia illusione, ma le famiglie devono poter avere un riferimento. Tutte le statistiche continuano a dirci che il medium più visto è la televisione: facciamo attenzione a dire “il nuovo che avanza” perché “il nuovo che avanza” entra nella televisione in realtà.
Foto di apertura di Vidmir Raic da Pixabay
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