Salute

Colpirà i medici pubblici

A lanciare l’allarme è l’Aaroi-Emac

di Redazione

«I medici pubblici rischiano di essere la categoria maggiormente colpita dalla Manovra economica del Governo. Questa è una scelta sbagliata e inaccettabile, che rappresenta un’ulteriore penalizzazione dei medici ospedalieri con l’ulteriore blocco del contratto fino al 31 dicembre 2014, la rateizzazione della liquidazione in tre anni, la decurtazione economica in caso di malattia, lo scippo dell’esclusività di rapporto e della Ria (Retribuzione individuale di anzianità)». È quanto afferma in una nota Vincenzo Carpino, presidente nazionale dell’Aaroi-Emac (Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani emergenza area critica), che annuncia di aver proclamato lo stato di agitazione permanente. «Tutto ciò», aggiunge Carpino, «in un quadro sempre più drammatico di ulteriori tagli alla sanità (6/8 mld per il prossimo triennio) e di un irresponsabile blocco del turnover che, insieme all’esodo pensionistico, costringono i colleghi a turni sempre più pesanti, a effettuare più ore di straordinario e usufruire di ferie limitate (solo nell’area di anestesia e rianimazione mancano 3.500 specialisti). Di fronte a un peggioramento delle condizioni di lavoro e delle prerogative sindacali i nostri colleghi sono sempre più esasperati. Per non parlare dei circa 10 mila medici precari». Per Carpino, «si tratta di provvedimenti inaccettabili che ancora una volta si abbattono su chi garantisce, con il proprio lavoro, un servizio pubblico ai cittadini. L’Aaroi-Emac», aggiunge, «ha proclamato lo stato di agitazione permanente dei 10 mila medici anestesisti rianimatori, dell’emergenza e dell’area critica e porterà al tavolo dell’Intersindacale di domani a Roma le sue proposte per fermare queste inique e ingiustificate penalizzazioni e per correggere alcuni punti della manovra. Non possiamo essere sempre noi», conclude il presidente dell’Associazione, «a pagare per scelte che hanno un obiettivo ben preciso: l’esclusione dei medici dalla definizione delle politiche sanitarie e gestionali del nostro Paese e l’impoverimento del servizio pubblico per valorizzare la sanità privata».


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