Cultura

Colombia: chi era Duarte, il vescovo ucciso sabato

Le sue battaglie contro la corruzione, i trafficanti di dronga e la guerriglia

di Redazione

E’ stato falciato all’uscita di una chiesa, dopo che per quarant?anni si era battuto contro le magagne della Colombia – dalla guerriglia al narcotraffico e relative commistioni con la politica – denunciando spesso i protagonisti. Sabato sera, attorno alle 21, l’arcivescovo di Cali, mons. Isaias Duarte Cancino, 63 anni, è stato crivellato di colpi da due giovanissimi killer, mentre si avviava verso la sua auto dopo essere uscito da una chiesa di un quartiere povero, dove aveva celebrato cento matrimoni. Uno dei due sacerdoti che gli erano accanto è rimasto ferito ad un braccio. ”Una sparatoria tremenda. Tutti si sono gettati a terra. Non si capiva cosa stava accadendo. Poi ho visto mons. Duarte steso al suolo, in un lago di sangue”, ha raccontato un testimone. I killer gli hanno sparato da pochi metri. Una pallottola lo ha colpito alla testa, un’altra al collo e tre in altre parti del corpo. E’ morto prima di raggiungere l’ospedale. Solo tre ore prima dell’attentato, il parrocco della parrocchia, dove dovevano celebrarsi i cento matrimoni, aveva notato movimenti sospetti ed aveva chiesto alla polizia una maggior protezione. ”Non so perché, ma non hanno mandato nessuno. E’ morto indifeso”, ha denunciato padre Gersain Paz, portavoce dell’arcidiocesi di Cali. Oggi, dopo lo shock emotivo che il ”barbaro assassinio”, come ha detto Giovanni Paolo II a Roma, ha provocato in tutto il paese, dopo le addolorate parole del presidente Andres Pastrana e di tutti i leader politici, la polizia di Cali ha fermato una ventina di ‘sospetti’ e diffuso l’idenkit dei due killer. ”A pagare non devono però essere solo i sicari. E’ molto più importante individuare i mandanti dell’assassinio”, ha avvertito il sindaco della città, John Maro Rodriguez. Una ricerca non facile. Nella sua ultima battaglia, infatti, mons. Duarte aveva denunciato un mese fa che i narcotrafficanti del Valle del Cauca, la vasta regione del sud della Colombia di cui Cali è la capitale, finanziavano i candidati alle elezioni parlamentari, svoltesi domenica. Anche se, quando il presidente Pastrana gli ha chiesto di fare i nomi, aveva risposto: ”Non lo posso fare. Ho solo raccolto versioni dei miei parrocchiani”. Mons. Duarte, uno spagnolo di Santander, fin dal suo approdo in Colombia 40 anni fa, è sempre stato in prima linea contro ogni sorta di violenza. Da giovane, a Bucamaranga, si era battuto contro la guerriglia di sinistra dell’Eln. Anni più tardi, gia vescono nella zona bananiera di Uraba, allora la più violenta del paese, aveva affrontato senza mezzi termini sia le Farc, il piu’ grande gruppo guerrigliero di sinistra, che i paramilitari di destra che si scontravano con carneficine e attentati per il controllo della zona. E sempre offrendosi come mediatore di pace: si deve a lui la fine del bagno di sangue protrattosi per anni nella regione. Giunto con questa fama nel 1995 a Cali, era stato accolto come un ”salvatore”. ”Vengo a lottare per la pace”, aveva subito avvertito. Cominciando poi a battersi, e con durezza, contro l’inamovibile classe sociale che domina la città, intimandola ad adoperarsi per gli emarginati dei quartieri poveri, immersi nel narcotraffico e nella fame, ai quali e’ sempre stato vicino, con umilta’ e solidarieta’. Ieri, due giovani killer, forse usciti dagli stessi slums, lo hanno freddato davanti ad una chiesa dove, per l’ennesima volta era andato a concretizzare la sua profonda vocazione pastorale.


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