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Collaboratori a progetto. Cosa cambia. Il co.co.co? Sarà co.pro

Qualche tutela in più, come assegni familiari e indennità di malattia. Ma nessuna apertura alla contrattazione. Come spiega Ivan Guizzardi (di Carmen Morrone).

di Redazione

Per i co.co.co non c?è pace. Da settembre, tempi parlamentari permettendo, i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa devono essere riconducibili a uno o più progetti determinati dal datore di lavoro, secondo quanto prescrive la legge n. 30 (la legge Biagi) del 14 febbraio . Al ritorno dalle ferie, ammesso che ce le abbiano avute, i co.co.co troveranno questa sorpresa. Dovranno preoccuparsi o potranno tirare un sospiro di sollievo? «La legge 30», spiega Ivan Guizzardi, presidente di Alai, l?associazione di lavoratori atipici che fa capo alla Cisl e che conta 20mila iscritti, «ha in parte recepito i contenuti degli accordi quadro che nel corso di questi anni siamo riusciti a stipulare con aziende o settori della pubblica amministrazione. C?è il riconoscimento giuridico di una figura a metà tra il lavoratore subordinato e quello autonomo che è il collaboratore a progetto, che per un determinato tempo compirà una mansione o fornirà un servizio legati a un programma produttivo. E poi si è posta attenzione al tema delle tutele, in particolare per ampliare le possibilità di erogare gli assegni familiari e l?indennità di malattia». Contributi in crescita In questo caso il problema non è la mancanza di soldi, perché i denari qui ci sono. L?avanzo patrimoniale della gestione separata Inps, fondo in cui giacciono i versamenti contributivi dei collaboratori, a fine 2001 superava gli 11 miliardi di euro e sempre secondo i dati dell?Inps il trend attualmente è in crescita. Per questo l?Alai ha fatto una proposta. Spiega Guizzardi: «Nel 2004 l?aliquota contributiva dei collaboratori salirà al 19%: se dal fondo della gestione separata si mettesse a disposizione l?1%, e non più lo 0,5%, si potrebbero ampliare le previdenze temporanee come la maternità, la malattia, l?assegno familiare». Ma anche con questa nuova formula il collaboratore dovrà firmare il contratto così come predisposto dal datore di lavoro? «Su questo punto abbiamo criticato molto la legge 30, perché noi ci aspettavamo un?apertura verso la contrattazione, invece non ha detto nulla. Ma si badi, neppure impedisce che il sindacato continui a fare quanto sin qui ha fatto, vale a dire concertare con aziende o con determinati settori accordi quadro». Quindi il contratto rimane individuale e, come si dice, lasciato alla libera autonomia delle parti, che però nella realtà delle cose non sono allo stesso modo libere e autonome. Alai, come spiega Guizzardi, si candida come rappresentante di questi lavoratori, «per i quali sono aperti i nostri servizi di sostegno e consulenza. L?Alai nasce come strumento di raccordo tra i lavoratori atipici e quelli dipendenti e in questi anni abbiamo fatto un centinaio di accordi di settore e aziendali e continueremo a farlo. Anzi, ci stiamo occupando del ruolo che gli iscritti possono avere nelle votazioni e nella partecipazione all?attività sindacale». Il caso call center Le imminenti disposizioni governative dovrebbero risolvere anche l?annoso problema degli operatori di call center. In questi giorni, i sindacati hanno concluso accordi con Assocallcenter e con Atesia in attesa di veder riconosciuto ai co.co.co lo status di lavoratori subordinati. Se la legge 30 ha fatto piazza pulita dei co.co.co, la specie avrà un?estinzione graduale poiché per la mutazione verso il nuovo modello sono previsti 12 mesi. Evoluzione o involuzione, saranno i bistrattati diretti interessati a dirlo, anche se l?abbreviazione di Collaboratori a Progetto (co.pro) lascia un?ombra sinistra.

Carmen Morrone


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