Sostenibilità

Coldiretti: sì all’etichetta per difendere olio italiano

La risposta all'articolo pubblicato sul New Yorker

di Redazione

“Per non mettere a rischio la credibilita’ del Made in Italy sui mercati esteri servono scelte di trasparenza come l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle olive impiegate nell’olio commercializzato”. Lo afferma la Coldiretti nel commentare l’articolo pubblicato sul ‘New Yorker’ da Tom Mueller, ‘Affare scivoloso’, sulle grandi frodi nell’industria dell’olio di oliva in Italia dove olio di girasole, di nocciola o di soia vengono spacciati come extravergini. Nell’articolo si sostiene che “il governo -riferisce la Coldiretti- sembra cosi’ debole nel perseguire alcuni crimini nel settore da far sospettare complicita’” in un business “con profitti comparabili a quelli del traffico di cocaina senza gli stessi rischi”. Si evidenzia inoltre che l’Italia e’ il primo Paese importatore, consumatore ed esportatore di olio di oliva e che la situazione delle frodi non dovrebbe essere diversa negli Stati Uniti, che rappresentano il piu’ grande mercato per l’olio di oliva italiano fuori dall’Europa.

“L’introduzione dell’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle olive per favorire i controlli e impedire gli inganni e’ -sostiene la Coldiretti- la migliore risposta alle critiche della prestigiosa rivista americana, che rischiano di avere pesanti conseguenze sulle esportazioni Made in Italy”. “Una misura necessaria -continua- per garantire la rintracciabilita’ delle produzioni, per agevolare il prezioso lavoro delle forze dell’ordine che appena il mese scorso hanno fatto ritirare dal mercato quasi 2,3 milioni di kg di olio vergine ed extra vergine di oliva, proveniente da miscele fra oli nazionali ed esteri, al quale un’azienda olearia pugliese ha, illecitamente, attribuito l’origine italiana e, in alcuni casi, falsamente dichiarato la produzione biologica”.

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