Economia

Coldiretti: riconoscimento pizza tutela business da 10 mld

Cosa significa per 63 pizzerie il via libera della Commissione italiana Unesco all'iscrizione della pizza nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità

di Redazione

Con il riconoscimento della pizza come patrimonio dell’Unesco avvenuto ufficilmente ieri 26 marzo, si tutela un business che solo in Italia ha raggiunto i 10 miliardi di euro, nelle circa 63mila pizzerie e locali per l'asporto, taglio e trasporto a domicilio dove lavorano complessivamente oltre 150mila persone.

E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti. Ogni giorno solo in Italia si sfornano circa 5 milioni di pizze per un totale di un miliardo e mezzo all'anno anche se – sottolinea la Coldiretti – i maggiori “mangiatori” sono diventati gli Stati Uniti che fanno registrare il record mondiale dei consumi con una media di 13 chili per persona all’anno, quasi il doppio di quella degli italiani che si collocano al secondo posto con una media di 7,6 chili a testa.

Con la decisione della Commissione italiana Unesco di candidare l' “Arte dei Pizzaiuoli Napoletani” inizia un negoziato internazionale che – continua la Coldiretti – coinvolgera' 163 Stati con valutatori indipendenti che saranno chiamati ad esaminarla per decidere entro il 15 novembre 2016 se iscriverla nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità”.  
Ora l’impegno si sposta a livello internazionale per difendere e tutelare un prodotto simbolo dell’identità nazionale conosciuto in tutto il mondo””, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che  ”quando un prodotto diventa globalizzato il rischio è che se ne perda l'origine ed è proprio il caso dell’arte della pizza”.

L’arte della pizza – riferisce la Coldiretti – sarebbe il settimo “tesoro” italiano ad essere iscritto nella Lista rappresentativa del patrimonio culturale immateriale dell’Unesco, che comprende a livello mondiale 348 elementi iscritti. L’elenco tricolore comprende anche l’Opera dei pupi (iscritta nel 2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010) l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014).
Accanto al patrimonio culturale immateriale, l’Unesco – continua la Coldiretti – ha riconosciuto nel corso degli anni anche un elenco di siti, e proprio l’Italia è lo stato che ne vanta il maggior numero a livello mondiale, ben 50. Significativamente pero’ – evidenzia Coldiretti -, gli ultimi elementi ad essere iscritti negli elenchi fanno riferimento al patrimonio agroalimentare made in Italy, a testimonianza della sempre maggiore importanza attribuita al cibo, non a caso scelto come tema simbolo dell’Expo 2015.

 

Nella Foto: Il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo sforna una pizza napoletana Doc che ha avuto il via libera della Commissione italiana Unesco all’iscrizione nella lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità.

 

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