Economia

COLDIRETTI. Giusto l’allarme cibo del Financial Times

L'associazione punta il dito contro la volatilità dei prezzi agricoli che favorisce le speculazioni

di Redazione

L’allarme mondiale per una crisi alimentare permanente, se gli Stati non si impegneranno per raddoppiare la produzione agricola mondiale, lanciato in prima pagina dal Financial Times, raccoglie le preoccupazioni emerse nel documento elaborato dal G8 degli agricoltori promosso dalla Coldiretti che chiede «di mettere in atto politiche e investimenti volti a favorire la crescita delle loro agricolture, oltre a tenere presenti le necessità delle imprese agricole dei Paesi in via di Sviluppo e delle loro popolazioni». A dichiararlo è Coldiretti.
 
Secondo il Financial Times, che anticipa in bozza il documento predisposto per il G8 agricolo a Treviso, la crisi alimentare avrebbe conseguenze non solo sugli aspetti commerciali, ma anche dal punto di vista sociale e delle relazioni internazionale con effetti diretti sulla sicurezza e stabilità politica generale. Secondo il rapporto, la produzione mondiale agricola deve raddoppiare per il 2050 per garantire cibo sufficiente alla crescente popolazione mondiale e affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici, altrimenti la crisi alimentare degli ultimi due anni nella maggior parte del mondo diventerà strutturale in pochi decenni.
 
Tra i punti chiave sollevati c’è quello della volatilità dei prezzi agricoli che favorisce le speculazioni, costate in un solo anno secondo la Coldiretti 200 miliardi di dollari solo per il grano  le cui quotazioni sono crollate da 12,5 dollari per bushel (0,46 dollari al chilo) dello scorso anno ad appena 5 dollari per bushel (0,18 dollari al chilo) mentre i prezzi dei prodotti alimentari derivati come pane e pasta hanno continuato ad aumentare. «Per combattere la guerra alle speculazioni sui prodotti essenziali per l’alimentazione, in difesa delle imprese e consumatori»afferma la Coldiretti «serve un accordo per una gestione più attenta delle scorte alimentari che possa fronteggiare le situazioni di carenza di prodotto negli scambi internazionali: depositi da riempire quando il prodotto è abbondante ed i prezzi sono bassi per tenerli pronti invece in caso di carestie. Una migliore gestione degli stock internazionali che permetta un riequilibrio della domanda e dell’offerta ed il miglioramento del grado di auto approvvigionamento nei Paesi in Via di Sviluppo secondo il documento elaborato dal G8 degli agricoltori».
 
Già nel 2009 sono evidenti i rischi provocati dalle fluttuazioni dei prezzi agricoli e dopo oltre 30 anni per la prima volta la produzione di carne e pollame negli allevamenti statunitensi è prevista in calo come pure le semine primaverili di granoturco e grano, sulla base dei dati del USDA. Una tendenza che – secondo la Coldiretti – è destinata ad influenzare i consumi alimentari mondiali considerato che negli Stati Uniti, che sono il principale esportatore di alimenti, si ottiene il 10 per cento della produzione agricola mondiale. Se per la produzione di proteine animali si prevede il livello piu’ basso dal 1973, secondo il rapporto del dipartimento dell’agricoltura americano si stima – riferisce la Coldiretti – che saranno seminati in primavera 248 milioni di ettari con un calo del 2 per cento, il primo dal 2005, dovuto ai bassi prezzi dei prodotti agricoli e all’elevato costo dei fertilizzanti. Le riduzioni maggiori si prevedono per il granoturco, il cotone e il grano che hanno fatto registrare un crollo dei prezzi alla produzione.
 
Le previsioni degli Stati Uniti sono aggravate dalle tendenze in atto su scala mondiale dove le stime per i paesi a basso reddito con deficit alimentare sono al ribasso per la produzione cerealicola. Le prime previsioni indicano un raccolto di mais più ridotto in Africa australe. Condizioni di siccità prolungata stanno avendo effetti negativi sulla produzione di grano in Asia, specialmente in Cina per la produzione di grano invernale. Le precipitazioni sono state scarse anche in India. In Sud America, la produzione di grano del 2008 e’ stata dimezzata a causa della grave siccità in Argentina.


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