Cultura

Coldiretti, attenti a quello “tarocco”

Primo sì del Parlamento a yogurt da latte concentrato, più economico ma di scarsa qualità

di Gabriella Meroni

Il tentativo di mettere in commercio in Italia lo yogurt ottenuto da latte concentrato senza alcuna indicazione in etichetta va fermato perché inganna i consumatori e danneggia gli allevatori. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare il parere favorevole della Commissione Agricoltura della Camera dei deputati alla modifica della legge 138 che consente di produrre yogurt con latte concentrato.

Una novità di cui in Italia non si sente certo il bisogno. La modifica della norma viene giustificata con la necessità di ridurre i costi di trasporto, poiché il concentrato occupa meno spazio del latte fresco, senza considerare tuttavia – denuncia la Coldiretti – il forte impatto che ha sulle caratteristiche qualitative del prodotto in vendita. Un danno per i consumatori e per i produttori perché – sostiene la Coldiretti – si consente di utilizzare concentrato a basso prezzo importato anche da paesi extracomunitari invece del buon latte fresco delle campagne italiane.

Un effetto molto probabile se si considera che sono stranieri tre dei primi quattro produttori che coprono il 60 per cento del mercato nazionale dello yogurt. Un motivo di grave preoccupazione – rileva la Coldiretti – va ricercato anche nella competizione sleale che si potrà instaurare a danno delle imprese nazionali oltre che per il deficit informativo che avranno i consumatori di fronte alla scelta di prodotti aventi la medesima denominazione commerciale ma differenti proprietà. Difatti, il latte concentrato è di norma ottenuto a partire dal latte a lunga conservazione e ritirato dai supermercati pochi giorni prima della scadenza.

Sicuramente non è in gioco la sicurezza – precisa la Coldiretti – ma l’impiego di additivi antiossidanti e stabilizzanti per la conservazione del prodotto in sostituzione del latte fresco rendono il prodotto finale sostanzialmente diverso da quello conosciuto. Si considera però il danno provocato alla produzione zootecnica posto che per produrre un kilo di latte concentrato occorrono circa 2 litri e mezzo di latte fresco determinando la sostituzione del prodotto delle nostre stalle con quello oggetto di importazione e tutto questo mancando di ogni informazione relativa all’origine del prodotto. I consumatori – puntualizza la Coldiretti – non hanno alcuna possibilità di distinguere in etichetta il prodotto industriale ottenuto da concentrato da quello tradizionale. L’inganno è ancora piu’ grave poiché – sostiene la Coldiretti – le vendite di yogurt crescono in modo costante soprattutto nei consumi delle giovani generazioni che vedono questo prodotto caseario come un alimento salutistico.

Ogni italiano ne consuma in media 7 chilogrammi all’anno e nel primo semestre del 2011 nonostante la crisi le quantità acquistate dalle famiglie italiane sono cresciute dell’uno per cento, in controtendenza rispetto all’andamento generale secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea Ac Nielsen. Considerando che – riferisce la Coldiretti – occorrono 1,2 chili di latte fresco per ottenere un chilo di yogurt la sua sostituzione con il concentrato puo’ arrivare a far consumare fino a 360 milioni di chilogrammi di latte italiano in meno in un anno, secondo i calcoli della Coldiretti. Il tentativo di colpo di mano – sostiene la Coldiretti – è purtroppo solo l’ultimo capitolo di un processo che ha già portato a profondi cambiamenti sulle tavole degli italiani all’insaputa dei consumatori.

Per effetto della normativa Ue e nazionale si può già vendere sul mercato il vino “senza uva” ovvero ottenuto dalla fermentazione di frutta, dai lamponi al ribes, ma anche il formaggio “senza latte” sostituito parzialmente dalla caseina e dai caseinati per ottenere formaggi a pasta filata, mentre una legge nazionale prevede che le bevande al gusto di agrumi possono essere colorate a condizione che esse – sottolinea la Coldiretti – contengano appena il 12 per cento di succo di agrumi vero.

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