Chiamami James, e dammi del tu». Graffia, anche al telefono, la voce di James Senese, musicista, anima jazz e punto di riferimento per intere generazioni di artisti napoletani. Da più di 40 anni Senese calca le scene musicali, con il suo sax, mischiando i ritmi afroamericani (è figlio di un soldato americano di colore) e una profonda conoscenza della tradizione napoletana. Anche per questo John Turturro, suo grande estimatore, lo ha chiamato a prendere parte a Passione, chiedendogli di interpretare proprio il brano che dà titolo al film.
Ci immaginiamo una città sempre ripiegata su se stessa e invece Napoli, anche grazie alla musica, “resiste”.
Napoli può apparirci distorta da quello che vediamo in tv. In realtà, è piena di sentimento, di passione, e anche di malinconia. Questo sentimento è la cosa più importante, fa parte della nostra cultura. Siamo meridionali, baciati dal sole direbbe qualcuno. No, sfregiati e tagliati dal sole dico io, piegati a metà da antiche fatiche e moderne paure, ma destinati a rialzarci ogni volta. Perché questo rialzarci ha radici ancora più profonde e lontane di ogni paura. Abbiamo imparato da generazioni di madri e padri a resistere, appunto, a ri-esistere ogni volta come se non fosse mai la prima e non fosse ancora l’ultima. Questo saper soffrire è la resistenza di una vita che proprio perché sempre e da sempre in pericolo dice “no!”, lo grida, lo canta, “no!”.
Questo “aspetto distorto” è però uno dei pochi che ancora assume la dignità di discorso pubblico. Si discute di “munnezza”, non di sentimenti. E i sentimenti, le passioni, quando ci sono – pensiamo al sentimentalismo dei cantanti neomelodici – subiscono una sorta di perversione…
Anche nel passato a Napoli non si viveva da re. Certo, i viaggiatori, i principi, i signoroni che arrivavano per il sole, il mare, i limoni facevano la bella vita e per loro il sentimento nasceva da noia e tradimenti, non dal cuore. Napoli ha visto la guerra, quella dura. Ha vissuto la fame, quella nera. È una città piena di cicatrici, però anche piena d’amore e così la sua gente. Se uno suona davvero, se canta, se scrive e così, con quello che ha in mano, lotta, beh possiamo davvero dire che niente è perduto. Ho sempre cercato di essere quanto più onesto possibile. Sia nella mia cultura napoletana, sia nella mia cultura americana. L’onestà fa rima con umiltà e con onore. Un onore che nasce dalla convinzione vera e profonda che non ti devi svendere e non devi soprattutto vendere ciò che hai di più caro: le tue origini. Ma queste origini ti devono spingere oltre, non diventare un freno. Non ci si deve mai fermare, bisogna sempre cercare. Sempre. E sempre guardare indietro per andare avanti. [M.D.]
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