Formazione

Col progetto Elios una casa per tutti

L'ASSA affronta la situazione dei malati di AIDS senza fissa dimora

di Redazione

Non è stato un incontro teorico con una situazione da risolvere a tavolino, ma un impatto estremamente coinvolgente con delle persone, a scuotere dal profondo i fondatori dell?Associazione speranza e solidarietà Aids (in sigla Assa). Era il 1990 quando cinque volontari hanno dato vita all?associazione, oggi sono oltre un centinaio i volontari attivi nelle tre sedi. Nella sua attività di volontariato, cominciata a Firenze agli inizi degli anni Novanta, l?Assa ha affrontato il problema emergente dei sieropositivi e dei malati di Aids senza fissa dimora. I volontari dell?associazione hanno verificato negli anni di impegno a fianco dei malati sia nel volontariato ospedaliero e domiciliare, sia nell?accompagnamento e nel sostegno psicologico attraverso contatti ?vis a vis?, l?importanza per questa particolare categoria di malati di essere accolti in un ambiente sereno di amicizia e autenticità. Si tratta di persone che per il loro stato di salute, diventano estremamente sensibili ai valori positivi, non solo perché sono destinatari delle cure e delle attenzioni che ne conseguono, ma perché desiderano diventare loro stessi parte di questo modo di vivere. Se da un lato, infatti, domandano molte cure, attenzioni e una presenza costante, dall?altro lato sentono di voler loro stessi dare qualcosa. E da tutte queste considerazioni è nato, oltre cinque anni fa, il ?Progetto Elios? che si ispira al significato di sole, fonte di vita, prodigo di calore e luce, che si rifrange anche in quell?umanità che fa dell?incontro e della solidarietà un impegno quotidiano. In pratica una casa di accoglienza che verrà gestita da un gruppo di volontari, preparati attraverso un corso di formazione. Del resto la formazione è uno dei punti cardine dell?Assa fin dalla sua origine. Il gruppo di volontari, per una precisa scelta dell?associazione, ha al suo interno anche alcuni genitori che hanno già vissuto l?esperienza di un figlio morto di Aids. «Questi genitori saranno i genitori di tutti coloro che non hanno più una famiglia o non ne hanno mai avuta una. La nostra filosofia», spiega Nicola Pini, presidente dell?Assa, «è quella di ricreare sempre più un?atmosfera familiare». I volontari saranno poi coordinati da alcuni responsabili. La casa di accoglienza avrà sede in uno stabile inutilizzato del patrimonio immobiliare del Comune di Firenze e che l?associazione si è impegnata a ristrutturare e per raccogliere i fondi e le energie necessarie ha chiesto il sostegno di tutte le persone sensibili al problema. La casa si trova vicino al nuovo reparto e all?ambulatorio di malattie infettive, una vicinanza che permetterà, nella gestione concreta della casa, la possibilità di un rapporto costante con il personale medico e infermieristico del reparto. Inoltre la sua posizione, oltre a offrire la necessaria autonomia, non lo rende comunque un lazzaretto nascosto o lontano dalla città. Anche nella definizione degli spazi interni alla casa si è voluto seguire una filosofia che la renda sempre più una famiglia. Nessun dormitorio quindi, ma camere situate in una zona notte, mentre gli spazi aperti diventano un elemento importante. Nell?ottobre del 1997, quando si è presentato il progetto definitivo, i responsabili dell?associazione hanno voluto sottolineare soprattutto il fatto che quello di Elios non doveva essere il progetto di un?associazione, ma di tutta la città di Firenze. «Davanti agli occhi», dice Nicola Pini, «ho sempre una frase di don Milani: ?Fai strada ai poveri senza farti strada?, e spesso la utilizziamo quando scriviamo ai politici». Mentre i lavori per la realizzazione del Progetto Elios vanno avanti.


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