Famiglia

Col baby influencer lo spettro del lavoro minorile

Primo round della due giorni dedicata da Telefono Azzurro alla sicurezza in rete di bambini e adolescenti. Dialogo a più voci fra mondo della ricerca, Autorità garanti e associazionismo. Emerge il quadro di adulti che ignorano il mondo digitale dei più piccoli e il profilarsi di un fenomeno nuovo: i minori che lavorano nella Rete. Domani si riprende da da Roma

di Redazione

​​Tanti i relatori e appartenenti a vari ambiti – dalle aziende, alla politica, al mondo accademico, ai media – per la prima giornata del convegno di Telefono Azzurro “Nell’universo virtuale servono diritti reali” , che si è tenuto oggi a Milano presso l’Università Bocconi e in streaming.

Era l’obiettivo dell’associazione e del suo fondatore, Ernesto Caffo, quello di mettere a confronto società civile, istituzioni, Terzo settore, legislatore e aziende per promuovere una nuova cultura e nuove prassi, che garantiscano i diritti e la protezione dei più giovani nel mondo digitale.

Tra questi, la considerazione di come si discuta da anni di questi temi, ma sempre all’interno di un mondo di adulti, spesso ignaro del nuovo profilo dei nativi digitali. Come ha ricordato Giovanni Ziccardi, associato di Filosofia del Diritto dell’Università degli Studi di Milano, evidenziando come le iniziative più belle ed efficaci su questi temi in questi ultimi anni siano arrivate proprio dai ragazzi. Gli adulti, infatti, fanno tavoli e parlano tra loro, ma i giovani sono sempre lasciati fuori dal dibattito. Ciò porta a uno scollamento col mondo e il pensiero degli adulti, che lascia i minori completamente soli nel digitale. Ziccardi ha poi portato l’attenzione sulla insufficiente attenzione alle vittime, includendo tra loro anche gli aggressori: non ci si occupa infatti abbastanza di come affrontare e risolvere l’aggressività del bullo e degli hater con programmi specifici. I problemi tecnologici sono dunque importanti, ma non dobbiamo rischiare che offuschino i problemi alla fonte, che hanno creato questo scollamento tra generazioni.

Come ha ricordato Giuseppe Riva, ordinario di Psicologia generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, esperto di neuroscienze, dopo la pandemia oggi i giovani sono sempre più online, ma ciò ha comportato una riduzione della qualità della loro esperienza. Questo tempo trascorso online in contatto con i loro simili non produce infatti gli effetti positivi delle relazioni tradizionali e i giovani finiscono per sentirsi sempre più soli. Come mai? Perché, come provato dagli studi scientifici, comunità fisica e online non sono la stessa cosa: vi sono ad esempio dei processi cognitivi, che online non si attivano e che spiegano anche come mai sia più facile compiere atti di bullismo online anziché nel mondo reale: online, infatti, non vedo la sofferenza della mia vittima e non sono in grado di connettersi emotivamente con l’altro.


Guido Scorza, dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali, ha poi richiamato l’attenzione sul problema del lavoro minorile e relativa gestione del denaro nel mondo digitale, con i tanti giovanissimi che fanno gli influencer monetizzando queste loro prestazioni in età giovanissima. Nonché sul problema della mercificazione dell’identità personale del minore in cambio di accesso a servizi digitali.

Altro tema importante discusso oggi è quello dei giovani che usano per lo più il digitale per informarsi. E’ quindi necessario discutere sulla responsabilità che hanno gli operatori della comunicazione nella costruzione della realtà percepita dai giovani.

Passando al discorso sulle piattaforme, è stato detto che demonizzare i social media non migliora la nuova società. Il loro ruolo è importante, ma parallelamente il tema fondamentale è la necessaria formazione ed educazione degli adulti, che spesso non conoscono l’ambiente in cui i loro figli trascorrono gran parte delle giornate, come evidenziato dalla ricerca di Telefono Azzurro e Doxa presentata al convegno.

Un dato emerso dalla ricerca di Telefono Azzurro, che induce a un cauto ottimismo, è che sia i giovani sia i genitori ammettono di non saperne molto della nuova realtà del metaverso di cui tanto si parla e vorrebbero saperne di più, con solo una piccolissima percentuale del campione che ha dichiarato di non vedere rischi nei nuovi mondi virtuali.

In conclusione di giornata, ci si è chiesti come, in questa grande confusione in merito alle problematiche del digitale, possiamo passare dalle parole ai fatti.

Anna Maria Corazza Bildt della Child Dignity Alliance ha sottolineato la necessità di parlare e lavorare insieme alle aziende protagoniste del digitale, mentre la comunità dei policy makers ha il dovere di dare a queste aziende e a tutta la società un quadro giuridico valido, chiaro, semplice e applicabile nella realtà, nonché facilmente divulgabile: giovani, educatori e famiglie devono poter capire di cosa si parla; le leggi devono essere comprensibili.

Posizione ripresa da Elio Borgonovi, Ordinario di Economics and Management of Public Administration dell’Università Bocconi di Milano, che ha ricordato come le aziende non saranno valutate se saranno state innovatrici, ma se saranno state credibili nell’attuare uno sviluppo tecnologico che non riduca l’umanità delle persone. Perché la scienza porta opportunità, ma sono i valori delle persone che devono guidarne la strada. Anche le imprese private sono soggetti sociali e come tali devono porsi nella prospettiva di trovare equilibrio tra le diverse dimensioni di sicurezza, libertà e privacy.

In conclusione, nel mondo digitale ci devono essere regole e contrasto dei crimini esattamente come avviene nel mondo reale e le regole vanno sviluppate insieme da tutti i soggetti interessati, perché siano efficaci per quella che è la realtà effettiva del digitale e perché non siano obsolete ancora prima di essere attuate. E in questo bisogna superare le differenze culturali tra i vari Stati, perché tutti hanno comunque al centro la dignità dell’individuo e da questo sono uniti.

Domani, nel giorno del Safer Internet Day, bis a Roma, con lavori di nuovo in streaming dai social dell’associazione.

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