Cultura
Cohousing per Asperger, una fiction dovrebbero girarla qui
Associazione La Comune e Fondazione Cariplo a Milano hanno promosso un progetto di cohousing che coinvolge ragazze con e senza disabilità. Una realtà straordinaria, che apre scenari a cui la semplificazione di una fiction tv come "Tutto può succedere" non accenna nemmeno
La sindrome di Asperger è sbarcata in prima serata su Rai1 con la fiction “Tutto può succedere”. A dare volto a questa condizione è Max, figlio di Alessandro/Pietro Sermonti. Le famiglie che conoscono davvero l’Asperger hanno già aspramente criticato la fiction: «Tutto può succedere, eccetto spiegare male la Sindrome di Asperger. Non si può e non si deve diffondere un´immagine superficiale o frammentaria attraverso una serie televisiva che entrerà, volente o nolente, nell’immaginario collettivo dell´italiano medio. Non si può far dare ad uno specialista, in una fiction in prima serata su rete nazionale, una spiegazione cosí errata e fuorviante della Sindrome di Asperger: “Non esiste una cura per la Sindrome di Asperger, nel senso che é una sindrome di cui soffrirá per sempre”. La Sindrome di Asperger non si cura perché non é una malattia, ma una condizione neurologica. E di Asperger non si soffre. Come recita il piú grande esperto mondiale sulla Sindrome di Asperger, il dottor Tony Attwood, gli Asperger non soffrono per la Sindrome, ma per coloro che non li accettano per come sono o per come interpretano il mondo attorno a loro», ha scritto Barbara Trenca su SpazioAsperger. Negativi i commenti anche sulla pagina facebook MondoAspie.
Qualche settimana fa, a Milano, l’associazione La Comune ha presentato i risultati del primo anno di un bellissimo progetto finanziato con il contributo di Fondazione Cariplo che coinvolge due ragazze con Sindrome di Aspeger. Il progetto si chiama La Casa Comune ed è un’esperienza di cohousing fra ragazze con e senza disabilità. Martina e Cecilia sono due universitarie, Alice e Aurora due ragazze con la sindrome di Asperger. Vivono insieme dall’ottobre 2014, in un appartamento alle porte del Parco di Trenno (in allegato la scheda di presentazione dettagliata del progetto). L’appartamento è una casa vera e propria, non una comunità, della quale imparare a prendersi cura. Le quattro ragazze sono quattro coinquilini come tanti universitari, che la sera si raccontano la propria giornata, preparano insieme la cena, guardano la tv insieme, a volte escono insieme. «Abitare non con i genitori è una tappa tra le principali nel percorso di autonomia della persona. Riteniamo che anche le persone con disabilità debbano avere questo diritto. Costruire le condizioni per cui questo diritto possa esplicarsi è il bisogno a cui intende rispondere il presente intervento», spiegano dall’Associazione La Comune. «Tanto la vita famigliare quanto quella istituzionalizzata, pur garantendo una forte tutela dei soggetti interessati, rischiano a lungo termine di impedire o compromettere il percorso verso il raggiungimento delle autonomie che caratterizzano una vita adulta».
Il video spiega benissimo cos’è La Casa Comune e quale sia il clima che si respiri. “Non avevate paura?”, chiedono a Alice e Aurora. “All’inizio sì, ma abbiamo scoperto di fare cose che non pensavamo di saper fare”. Magari lo dicesse anche “Tutto può succedere”!
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