Volontariato

Codannato il giornalista che entrò in un Cpt

Fabrizio Gatti del Corriere della Sera si finse un clandestino per entrare nel centro di permanza temporanea di Milano: condannato a 20 giorni di reclusione

di Redazione

Il giornalista Fabrizio Gatti del Corriere della Sera, che nel gennaio del 2000 si finse un clandestino romeno, privo di documenti, per essere rinchiuso nel Centro di accoglienza per immigrati in attesa di rimpatrio, in via Corelli a Milano, il cui ingresso era tassativamente vietato ai giornalisti, e’ stato condannato a 20 giorni di reclusione (pena sospesa e non menzione) e al pagamento delle spese processuali. La sentenza e’ stata pronunciata dal giudice monocratico Andrea Pirola a conclusione della terza udienza del procedimento penale in Tribunale a Lodi dove il giornalista era stato rinviato a giudizio per aver fornito alla Polizia una falsa identita’, reato per il quale il Pubblico ministero aveva chiesto la condanna dell’imputato al pagamento di un’ammenda di 200 euro. Il giudice Pirola, invece, ha ritenuto il comportamento del giornalista piu’ grave del reato previsto dall’art. 496 del codice penale per la ”falsa dichiarazione di identita”’, applicando l’art. 495 che riguarda specificatamente l’attestazione sottoscritta da Gatti, con il falso nome di Roman Ladu, di un atto pubblico e precisamente del verbale di interrogatorio da parte degli agenti della Questura di Lodi che lo avevano fermato mentre fingeva di chiedere l’elemosina nel centro della citta’ in modo plateale per farsi notare. Il giudice non ha tenuto in considerazione le argomentazioni difensive dell’avvocato Caterina Malavenda che aveva sostenuto la tesi della non punibilita’ del suo assistito in quanto la messa in scena architettata era l’unica strada possibile, concordata con il capo redattore del Corriere della Sera, al fine di esercitare il diritto all’informazione sancito dalla Costituzione. L’avvocato Malavenda ha preannunciato che interporra’ appello alla sentenza facendo rilevare la singolarita’ del procedimento. La denuncia della Polizia a carico di Gatti era stata trasmessa sia alla Procura di Lodi che a quella di Milano. A Lodi l’istruttoria, che configurava il reato piu’ grave, quello previsto dall’art. 495, si era conclusa con la richiesta di archiviazione mentre, successivamente, da Milano a Lodi veniva inoltrata, per competenza territoriale, la copia della stessa denuncia che determinava l’apertura di un nuovo fascicolo e il rinvio a giudizio del giornalista per il reato piu’ lieve, quello appunto contemplato dall’art. 496, che poi e’ stato diversamente considerato dal giudice.


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