Welfare

Cocaina, il vaccino viene dalle bermuda

Celtic Pharma, l’azienda che detiene il brevetto, è in realtà un private equity, fondo d’investimento in capitale di rischio...a cura di, Christian Benna e Stefano Arduini

di Redazione

Si coltiva sotto il sole delle Bermuda il vaccino anti-cocaina che verrà sperimentato in Italia e in Spagna a partire dal 2008. Lì, in mezzo al mare corallino dei Caraibi, ad Hamilton, la capitale dell?arcipelago britannico, c?è la casa di Celtic Pharma, un fondo di investimento in capitale di rischio (di private equity per i tecnici dell?alta finanza, più semplicemente locuste dell?economia secondo i detrattori) che ha in pancia otto preziosi brevetti – tra cui quello che promette di stroncare il vizio della polvere bianca – da lanciare il prima possibile sul mercato.

Nel ricco catalogo, sostenuto da un capitale (in larga parte a debito) di 400 milioni di dollari, non manca l?elisir che trasforma il fumatore più accanito in un salutista, l?antidoto ai dolori della nevralgia, gli steroidi che spazzano via la psoriasi, i trattamenti per le infezioni orali e le dermatiti.

Cure di forte impatto studiate e messe a punto dai laboratori di Xenova, l?azienda britannica incorporata nel 2005 da Celtic Pharma. Gli incroci finanziari, tuttavia, ìnon impensieriscono l?importatore del vaccino nel nostro Paese, Giovanni Serpelloni, direttore dell?Osservatorio sulle dipendenze della Regione Veneto. «L?università di Yale», rivela, «ha condotto le prime fasi di test ma siamo ancora in fase sperimentale, la commercializzazione comunque non avverrà prima del 2008. Per ora i risultati sono soddisfacenti».

Preoccupato dal profilo dei nuovi proprietari del brevetto? «Allo stato delle cose non c?è alcun tipo di rapporto commerciale. L?accordo infatti prevede la gratuità della sperimentazione e i nostri interlocutori sono esclusivamente i ricercatori di Xenova. Non ero neppure al corrente che dietro l?azienda ci fosse un?istituzione finanziaria».

Il vaccino, che si chiama Ta- Cd, impedisce allo stupefacente di raggiungere i ricettori del cervello che accendono gli ormoni del piacere. Una sorta di cura alla Arancia meccanica, in grado di vanificare l?effetto della coca. Insomma, niente a che vedere con il metadone somministrato agli eroinomani. «Certo, ci sono questioni etiche da prendere in considerazione», continua Serbelloni. «Ma siamo ancora alla fase di test. E le premesse sembrano incoraggianti. Se qualcosa dovesse andare storto, si chiude la collaborazione».

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