Mondo
Coca Cola: la filiale giapponese finisce sotto inchiesta
Al vaglio della magistratura presunte irregolarità contabili
Si allarga l?indagine penale aperta sulla Coca Cola e sulle presunte irregolarità contabili compiute dalla unità giapponese della prima produttrice di bevande gassate al mondo. Secondo quanto rivelato dal Wall Street Journal, gli inquirenti americani stanno setacciando le e-mail spedite in Asia dal quartier generale della società ad Atlanta nelle quali veniva chiesto ai contabili dell?unità nipponica di trovare stratagemmi per coprire un calo nei profitti pari a 35 milioni di dollari. Nel dettaglio le lettere elettroniche su cui è scesa l?attenzione delle autorità sono quelle inviate nel 1999 da Gary Fayard, allora a capo della contabilità di Coca Cola, oggi direttore finanziario del colosso delle bollicine. La società della Georgia era comparsa, alla fine di maggio, innanzi ad un Grand Jury Federale di Atlanta in merito ad una serie di contestazioni per presunte irregolarita’ contabili. L’azienda americana era stata chiamata a rendere note una serie di transazioni finanziarie compiute nel recente passato in Nord America e Giappone: in particolare la societa’ dovra’ spiegare agli inquirenti se l’invio di quantita’ eccessive di concentrato per bibite a distributori locali sia da ascrivere al tentativo di gonfiare i propri ricavi in maniera illegale. L’udienza del Grand Jury non era stato che l’ultimo problema di Coca Cola in materia contabile. La multinazionale della Georgia, infatti, e’ risultata al centro di indagini sin dalla scorsa estate quando un suo ex manager aveva aperto una causa nei suoi confronti (poi transata con 540.000 dollari ma senza ammettere alcun comportamento illecito) con l’accusa di frode finanziaria e irregolarita’. Matthew Whitley – questo il nome dell’ex dipendente – aveva accusato Coca Cola di averlo licenziato in seguito alla scoperta di alcune irregolarita’ in bilancio legate alla distribuzione e al lancio pubblicitario, di un nuova bevanda nota come Frozen Coke: contestazioni prese seriamente anche dalle autorita’ americane che avevano subito avviato indagini sulla vicenda
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