Famiglia
Cluster bombs: un dossier di HRW accusa anche l’Italia
Dopo il convegno organizzato dalla Campagna Italiana Mine emergono dati molto preoccupanti sul problema cluster nel mondo. E viene fuori che l'Italia è un Paese produttore
Sono disponibili sul sito della Campagna Mine Italiana (www.campagnamine.org) i dossier relativi alle cluster bombs, le “bombe a grappolo” che, lanciate dagli aerei, restano spesso inesplose su enormi superfici e infestano interi territori martoriati dalla guerra con conseguenze pari alle mine antiuomo.
Il quadro internazionale è estremamente preoccupante, perché le munizioni cluster sono state utilizzate in almeno sedici Paesi dalle forze armate di almeno undici nazioni 5. Tra i Paesi colpiti si annoverano Afghanistan, Albania, Arabia Saudita, Bosnia – Erzegovina, Cambogia, Ciad, Eritrea, Etiopia, Iraq, Kuwait, Laos, Libano, Russia (Cecenia), Serbia e Montenegro (compreso il Kossovo), Sudan e Vietnam.
Almeno 57 Paesi detengono stock di munizioni cluster e gli Stati Uniti da soli detengono piu di un miliardo di submunizioni. E’ possibile che altre nazioni ne detengano altri miliardi. Anche il nostro Paese si trova citato nei dossier di Human Rights Watch come detentore e addirittura produttore di bombe cluster.
Per quanto abbiano gli stessi effetti delle mine, infatti, le cluster non sono sottoposte ai divieti normativi che sono in vigore oggi nel nostro Paese. Ne’ la ratifica al Trattato di Ottawa nè la legge 347/1997 riescono a portare sotto il proprio ambito di competenza le cluster.
Per questo motivo, la scorsa settimana alla Camera la Campagna Italiana contro le mine ha rilanciato il tema e l’urgenza di sostenere la “CAMPAGNA INTERNAZIONALE PER LA MORATORIA SULL’USO, LA PRODUZIONE E IL COMMERCIO DELLE CLUSTER”.
Erano presenti alcuni parlamentari e addetti ai lavori. Due parlamentari dell’opposizione, Achille Occhetto (che è stato relatore della legge di messa al bando delle mine), e Antonio Iovene si sono tra l’altro impegnati a presentare un’interrogazione parlamentare per ottenere dal ministero della Difesa alcune risposte circa l’entità degli stock e il numero dei produttori italiani di cluster.
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