Formazione

Cluster bombs: al via la messa al bando

I delegati di 109 paesi riuniti a Dublino hanno raggiunto un accordo sul testo del Trattato per la messa al bando delle bombe a grappolo ("cluster bomb")

di Giulio Leben

I delegati di 109 paesi riuniti a Dublino hanno raggiunto un accordo sul testo del Trattato per la messa al bando delle bombe a grappolo (“cluster bomb”). Lo ha annunciato ieri sera la portavoce del governo irlandese che ha precisato che “Il testo ha avuto l’assenso di tutti i delegati”. Con due giorni di anticipo rispetto al programma, i diplomatici alla Conferenza di Dublino hanno concordato nella forma e nella sostanza il testo del Trattato che, secondo le anticipazioni diffuse da fonti di agenzia internazionali riportate dalla Misna, e rirprese dal portale Unimondo, prevede che ogni stato firmatario si impegni a non usare “in alcuna circostanza” le cosiddette cluster bombs, né a produrre, acquistare, conservare o trasferire a chiunque, direttamente o indirettamente questi tipo di armi.

L’accordo impegna i paesi firmatari a provvedere all’assistenza delle vittime e alla bonifica delle aree interessate e prevede anche la distruzione degli arsenali nel giro di otto anni, ma lascerebbe però la possibilità di impiego di bombe a grappolo più piccole di nuova generazione, in grado di colpire gli obiettivi con maggiore precisione e provviste di un sistema di autodistruzione. L’ultima bozza del trattato permette ai Paesi aderenti al Trattato di continuare a cooperare nel settore della difesa con i Paesi non firmatari. Tra i maggiori produttori di cluster bombs Stati Uniti, Russia, Israele, Cina, India e Pakistan non hanno partecipato al “processo di Oslo” che ha la sua fase finale proprio nella Conferenza di Dublino.

L’intesa è stata raggiunta prima del previsto dopo l’annuncio del governo di Londra che ieri si è detto pronto a bandire le bombe a grappolo in possesso delle sue forze armate, incoraggiando l’approvazione di un trattato internazionale vincolante in materia, sulla falsariga del Trattato di Ottawa adottato nel 1997 per la messa al bando delle mine anti-persona. Il Foreign Office ha dichiarato che il Primo Ministro britannico Gordon Brown ha sostenuto con forza il Trattato. In serata fonti governative hanno reso nota l’intenzione del governo Brown di estendere il bando anche alle basi Usa in Gran Bretagna non permettendone lo stoccaggio. La decisione sarebbe stata presa nonostante la contrarietà del Ministero della Difesa. Il governo di Gordon Brown sarebbe comunque disponibile a liberare da subito gli arsenali delle M85, mentre per le M73 sarebbe necessario un periodo di “rimozione progressiva”.

La decisione del Primo ministro inglese Gordon Brown di sostenere con forza il trattato per la messa al bando delle cluster bombs è stata accolta con grande soddisfazione dalla società civile. “È sicuramente una svolta estremamente positiva, da parte di un governo che in passato era sempre stato recalcitrante e che possiede vasti stock di questi ordigni” – ha commentato all’agenzia Misna Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine, contattato dalla Misna a Dublino dove ha seguito i lavori della Conferenza internazionale. “Si tratta di un’apertura importantissima, ora siamo più fiduciosi sulle conclusioni di questo vertice e ci aspettiamo un trattato che possa far passare i diritti umani in primo piano” – ha aggiunto Schiavello. Nei giorni scorsi le campagne avevano espresso timori sulla buona riscita del Trattato e protestato per le ‘fuorvianti pressioni’ degli Stati Uniti, pur non presenti alla Conferenza, sui delegati riuniti a Dublino.

Intanto in Italia, il Senato ha approvato all’unanimità un ordine del giorno bipartisan che chiede al Governo di assumere – nell’ambito della Conferenza di Dublino – una posizione “favorevole alla messa al bando di questi ordigni e di sviluppare un’adeguata azione diplomatica per coinvolgere in tal senso la comunità internazionale nell’adozione di uno strumento giuridicamente vincolante che proibisca la produzione e l’impiego di tali munizioni”. Il provvedimento è stato varato con un consenso unanime registrato dal primo voto elettronico della legislatura: i sì sono stati 269, un contrario e uno astenuto ma entrambi questi senatori hanno spiegato che si è trattato di un errore nel voto. Maggioranza e opposizione hanno raggiunto un’intesa sul testo, le due mozioni che erano state presentate sono state ritirate ed è nato un unico ordine del giorno a firma della senatrice democratica Roberta Pinotti e del senatore del Pdl, Giampiero Cantoni. L’approvazione all’unanimità è stata salutata con viva soddisfazione dal Presidente del Senato, Renato Schifani che ha sottolineato come “per le loro caratteristiche le bombe a grappolo possono arrecare danno diretto alla popolazione civile ledendo le norme di un diritto internazionale autenticamente umano”.

Secondo la ‘Cluster Munition Coalition‘ (Cmc), solo gli Stati Uniti possiedono tra i 700 e gli 800 milioni di bombe a grappolo: ogni bomba può contenere fino a 650 sub-munizioni che, in base alle ricerche più accreditate, vengono disseminate per un raggio di diverse centinaia di metri e fino al 40% restano inesplose e pronte a detonare sul terreno e le cui vittime sono per almeno il 60% dei casi i bambini. [GB]

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