Formazione

Cluster bomb. Un allarme. L’Italia torna sulla lista nera

In Iraq ne sono state seminate 2 milioni. Se restano inesplose si trasformano in mine. La denuncia della Campagna italiana, che chiede lo stop ad uso e produzione.

di Benedetta Verrini

In tema di armi inumane l?Italia perde il pelo ma non il vizio, si potrebbe dire. Dopo essere stata uno dei principali produttori di mine antiuomo, ora il nostro Paese ritorna sulla ?lista nera? delle ong per essere un Paese detentore e produttore di munizioni cluster. Le cluster bomb sono ordigni lanciati dagli aerei che si suddividono in centinaia di piccole submunizioni, destinate a esplodere durante la caduta (solo in Iraq, tra il marzo e l?aprile 2003, le forze armate Usa e britanniche ne hanno sganciato circa 13mila contenenti 2 milioni di submunizioni). Un?alta percentuale di esse, però, cade sul terreno inesplosa e, di fatto, si trasforma in una mina antipersona. Se ne è parlato il 7 ottobre scorso alla Camera, a un convegno organizzato dalla Campagna italiana mine. «La presenza in Italia di cluster è stata segnalata per la prima volta da Human Rights Watch a Ginevra nel 2003» si legge nel Dossier Italia. Il nostro è uno degli almeno 57 Paesi al mondo (tra i quali 13 dell?Unione Europea) che hanno nei propri arsenali munizioni cluster (sia le bombe d?aereo che munizioni più piccole d?artiglieria). Non ci sono indicazioni sui quantitativi di questi stock, né sul ruolo che queste armi hanno nelle linee strategiche della difesa italiana, però è certo che almeno due ditte italiane producono cluster (la Simmel Difesa di Colleferro a Roma e la Snia Bdp). «Visti il pericolo immediato che le munizioni cluster presentano per le popolazioni civili a causa della loro imprecisione e ampia dispersione, il pericolo a lungo termine rappresentato dopo il conflitto dall?alto numero di submunizioni inesplose che equivalgono a delle mine terrestri e il potenziale pericolo futuro di un?ampia diffusione di queste armi, si richiede un?azione urgente per mettere sotto controllo la minaccia rappresentata dalle munizioni cluster», ha detto Nicoletta Dentico, presidente della Campagna italiana mine, che aderisce alla Coalizione contro le munizioni cluster (Cluster munition coalition – Cmc), realtà che chiede una moratoria a livello mondiale su uso, produzione e commercio delle munizioni cluster. Questo sul fronte internazionale. Sulla posizione italiana, una ventina di parlamentari, tra cui Achille Occhetto (già relatore della legge che ha condotto l?Italia alla messa al bando delle mine antipersona) e Nuccio Iovene, hanno già presentato interrogazioni per avere informazioni più precise e avanzare una moratoria.


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