Era la festa del Corpus Domini anche trent’anni fa, il 19 giugno 1992, quando nacque il Club Papillon, il giorno della cena più importante della storia, del convivio eucaristico, dal greco εὐχαριστικός «di gratitudine, che serve a ringraziare». Un convivio grato, quindi. Non so se c’è della premeditazione in tutto questo, Paolo Massobrio il fondatore e anima di trent’anni di storia ben vissuta, nicchia, certo c’è del destino.
“Siamo nati quasi per caso con un gesto di riconoscenza”, confessa Poalo Massobrio, “riconoscenza a un personaggio, Giacomo Bologna, vinaiolo in Rocchetta Tanaro, che per me giovane neolaureato e critico enogastronomico alle prime armi rappresentò il manifesto del gusto della vita. Gli dedicammo un treno d’epoca, il 15 maggio del 1993, dopo aver fondato, il 19 giugno dell’anno prima, questa Associazione che porta il nome di un giornalino di critica enogastronomica, Papillon, che editammo per la prima volta nel 1991”. Da lì il motore di ogni iniziativa è stata la riconoscenza, la gratitudine per ogni incontro, incalza Marco Gatti, anima gemella di Paolo Massobrio. Amico dopo amico, incontro dopo incontro che pian piano hanno composto guide, eventi, treni, saloni.
“Il bene si produce sempre dentro a una relazione”, ecco un’altra regola aurea della storia trentennale di Papillon. “Gli amici sono sempre stati fondamentali”, mi dice Paolo. Basta essere alla festa dei trent’anni: Iginio Massari che mobilita tanti giovani Ambassador per essere con Massobrio, il mitico Piero Bertinotti (del ristirante Pinocchio di Borgomanero) che con i suoi 84 anni ha cucinato Paniscia per tutti, e poi Stefania Massera, quarta generazione della famiglia alla guida dell’azienda Massera di dolci secchi, Miglietta Pieralberto produttore del mitico salame muletta, e figlia, Giuseppe Bologna con l’altrettanto mitico Bricco dell’uccellone, ALessandro BAssa con la sua pizza contemporanea e tanti tanti produttori che sono poi persone straordinarie amiche della vita e del gusto (tra le parole top, ovviamente, del club). Sono le politiche dell’amicizia quelle che hanno tessuto i fi fili in questi anni, direbbe Jacques Derrida, o forse soltanto, come a me piace pensare i frutti di un’amicizia eucaristica.
Come non ricordare tra gli amici che non ci sono più, Bruno Lauzi cantato dai commossi e bravissimi Walter Muto e Carlo Pastori, e Claudio Chieffo ricordato dal figlio Martino. E il regalo dell’autore e cantante Franco Fasano che regala una sua canzone “Mi manchi” in una interpretazione meravigliosa.
La relazione è anche alla base di una delleintuizioni prime di Paolo Massobrio, l’alleanza agricoltura-ristorazione, la consapevolezza che l’agricoltura dovesse creare un’alleanza col mondo della ristorazione, e quindi la ristorazione aveva un valore se usava i prodotti dell’agricoltura del territorio, prima ancora della cucina creativa.
Un’amicizia però aperta al respiro del mondo e ai bisogni del prossimo. “Con l’alluvione nel sud Piemonte del 1994, capimmo che dentro la nostra amicizia non poteva restare fuori il bisogno, quando questo si presentava: aiutammo 10 ristoranti distrutti a riaprire. Da allora ogni anno è giunta la nostra mano, con le Cene in ComPagnia, pensate per chi ci chiedeva aiuto: oltre 200mila euro in iniziative che sono arrivate in Siria, Paraguay, Burundi, Bosnia, Portogallo, fino a quella di quest’anno che riguarda l’adozione delle cuoche in Venezuela”, spiega Paolo Massobrio.
Che la bella storia continuai, dunque.
Nella foto, accanto a me e Paolo Massobrio Stefania Massera, quarta generazione della famiglia alla guida dell’azienda Massera di dolci secchi, Miglietta Pieralberto produttore del mitico salame muletta, e figlia
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