Politica
Clinton e Obama: la verità sull’health care
Scatta il "SuperTuesday". Ben 24 stati amercani decideranno i due candidati alla Casa Bianca. Ma è anche l'occasione per chiarire le diverse posizioni sul tema della sanità
E? finalmente ora del ?SuperTuesday?. Ad un mese dall?avvio delle primarie, in casa dei Democratici, Barack Obama e Hillary Clinton sono ad un sostanziale pareggio nel numero dei delegati, con 2 Stati a testa conquistati; nella tornata di oggi, in palio ci sono 22 Stati, tra i quali la California e New York, e oltre la metà dei delegati complessivi. Un bel bottino, dunque, che, anche se secondo gli esperti non assicurerà la vittoria matematica a nessun candidato, fornirà una fotografia abbastanza nitida della situazione.
Non a caso, i due candidati, che in pubblico dimostrano correttezza e fair play, in realtà giocano pesante e non si risparmiano le carte più importanti. E? curioso notare come i due si siano scambiati i palcoscenici: Hillary, donna di palazzo e potere, si è focalizzata su grandi eventi di piazza; Obama, che si vanta di praticare la politica che ?parte dal basso?, è invece il politico preferito dai vip. La sua strategia è sempre più focalizzata sull?endorsement: dopo il via dato dalla famiglia Kennedy, nell?ultima settimana mezza Hollywood e buona parte dello star system della musica americana hanno sottoscritto il suo credo, sintetizzato in tre parole ?YES WE CAN?. Decisiva anche una martellante campagna su internet, con video musicali firmati da musicisti noti e filmati divertenti di supporter scatenati, galvanizzati dall? ?inspiring Obama?. Tattiche politiche a parte, il ?SuperTuesday? è stata l?occasione per chiarire e far emergere le differenze dei programmi sul tema del health care. Giovedì scorso, nel primo faccia a faccia diretto dopo l?abbandono di John Edwards, Obama e la Clinton hanno spiegato all?America come pensano di venire incontro ai 45 milioni di americani che oggi non hanno l?assicurazione medica. |
YES WE CAN
Music Video Barack Obama |
La Clinton assicura l?universal health care, che non vuol dire naturalmente sanità pubblica ma sanità privata per tutti; un piano che costringerà tutti ad assicurarsi anche se non lo vogliono, suggerisce Obama, e a ingrassare ancora di più le compagnie assicurative, sponsor, come noto, della Clinton.
Per Obama la soluzione sta nel rendere competitivo il costo dell?assicurazione medica, costringendo le compagnie a contenere gli ormai proibitivi prezzi al pubblico, cosicché tutti possano, se vogliono, assicurarsi. In questo caso l?accusa mossa dalla sua sfidante è quella di ingenuità: Obama, ha più volte osservato la Clinton nel dibattito, non modificherà lo status quo e soprattutto non garantirà la sanità a tutti gli americani.
Comunque la si pensi, quel che è chiaro è che l?America oggi si interroga su una scelta, quella di privatizzare la sanità, che fa acqua da tutte le parti. Senza il controllo dello Stato, il costo dei servizi sanitari è lievitato alle stelle costringendo molti, un settimo degli americani, a fare a meno dell?assicurazione; oltretutto, l?efficienza non è sempre garantita, perché le compagnie naturalmente inseguono il profitto e non il bene del cittadino.
Gli americani che criticavano l?Europa spendacciona e inefficiente ora spalancano gli occhi dalla meraviglia quando gli assicuriamo che il nostro sistema sanitario garantisce cure gratuite a tutti. Clandestini compresi.
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