Sostenibilità
Clini: «Milioni di posti di lavoro nella green economy»
Al via Ecomondo. Dal 7 al 10 novembre Rimini ospita l'appuntamento più atteso dell'economia sostenibile italiana. A VITA il ministro Clini anticipa i temi-chiave degli Stati Maggiori della Green Economy, momento clou della fiera.In più, uno speciale da scaricare con il meglio di Ecomondo 2012
A Ecomondo 2012 il ministro dell’Ambiente Corrado Clini ha convocato la grande assise degli Stati Generali della Green economy. Un appuntamento che si pone l’obiettivo di elaborare la strategia nazionale ed europea dopo la Conferenza dell’Onu “Rio +20” dello scorso giugno. E che vuole avanzare una proposta programmatica per lo sviluppo della green economy in Italia.
VITA. Ministro Clini, quali sono in Italia le filiere produttive più interessanti riconducibili alla green economy?
Corrado Cini. «Le filiere della green economy hanno un ruolo molto importante nel processo di “decarbonizzazione” del sistema Italia, che è una strategia per l’ambiente ma può e deve costituire anche un grande volano di sviluppo economico. Il cambio delle filiere di produzione insieme all’innovazione tecnologica possono mettere in grado l’economia europea di competere con l’economia degli Stati Uniti, dell’India, della Cina e del Brasile, che stanno investendo tantissimo nelle nuove tecnologie a basso contenuto di carbonio. Vanno in questa direzione le misure che abbiamo attivato, come ministero dell’Ambiente, con il Piano per la riduzione delle emissioni al 2020 per l’Italia, inserito negli obblighi europei e nella strategia Ue al 2050. Tra le misure, cito la decarbonizzazione dell’economia, la carbon tax, l’efficientamento energetico, la generazione distribuita e lo sviluppo di reti intelligenti, l’eco-edilizia, la gestione del patrimonio forestale sia come serbatoio di cattura della CO2 che per la produzione di biomassa e biocombustibili. Sempre nel solco dello sviluppo di un’economia verde e della valorizzazione delle produzioni sostenibili, abbiamo promosso finanziamenti per i progetti di ”carbon footprinting”, la rilevazione dell’impronta di carbonio, ovvero le emissioni di gas serra nei processi produttivi, e registriamo una rispotamolto positiva delle imprese a questa nostra importante iniziativa».
Quali sono, in termini occupazionali e di volume d’affari, le potenzialità della green economy italiana da qui al 2020?
«La green economy, soprattutto quella legata alle energie pulite, all’efficienza energetica e a tutte le attività cosiddette “verdi” anche nel nostro Paese sta iniziando a produrre numeri importanti. Tutte le stime parlano di milioni di posti di lavoro in più nei prossimi anni. Il mercato del lavoro ambientale, secondo i dati delle ricerche più recenti, ha registrato, tra il 1993 e il 2006 un incremento del 40,9% di occupati. Proprio per promuovere l’occupazione giovanile nelle imprese che operano nei settori avanzati della green economy e della protezione del territorio, intendiamo attivare un incentivo fiscale per l’assunzione di 60mila giovani esperti. La misura prevede l’applicazione di un credito di imposta alle imprese che assumono a tempo indeterminato giovani di età inferiore ai 35 anni da impiegare nella protezione del territorio, e prevenzione del rischio idrogeologico e sismico, nel settore dei biocarburanti di seconda e terza generazione e nella produzione di tecnologie innovative nel solare fotovoltaico, a concentrazione, termodinamico e nella geotermia».
Quali sono i vincoli che ancora il sistema-Paese oppone allo sviluppo virtuoso di questo settore?
«La green economy è una sfida non priva di ostacoli, ma che rappresenta per un paese come il nostro un’opportunità di rilancio della competitività. Per liberare investimenti e incrementare l’occupazione occorrerà affrontare alcuni nodi che ne rallentano lo sviluppo: il quadro normativo, le procedure burocratiche, il settore del credito. Su questi aspetti si è concentrata una parte importante dei lavori preparatori agli Stati Generali che teniamo a Ecomondo e, sono certo, molti di questi nodi troveranno una soluzione strategica e programmatica».
Nell’agenda dei lavori un’attenzione è stata data anche al contributo allo sviluppo di questo settore dal mondo delle banche…
«Al settore del credito è stata dedicata una delle assemblee preparatorie agli Stati Generali, proprio perché rappresenta uno snodo importante per lo sviluppo di un’economia verde. Fino ad oggi l’attenzione degli istituti di credito ha privilegiato poco gli investimenti sostenibili, ma ci sono segnali di un aumento significativo di istituti che oltre a finanziare in misura privilegiata alcuni comparti della green economy si sono impegnati in <+Testo>modo significativo sulle tematiche ambientali».
Che strumenti ha messo in campo il Governo per sostenere lo sviluppo della green economy?
«Il Fondo per Kyoto è, tra gli strumenti varati dal Governo in questo senso, quello più innovativo, poiché promuove investimenti pubblici e privati per l’efficienza energetica nel settore edilizio e in quello industriale, per piccoli impianti ad alta efficienza, per le fonti rinnovabili in impianti di piccola taglia, per la gestione sostenibile delle foreste e per la promozione di tecnologie innovative nel settore energetico. Inoltre, con il decreto sviluppo abbiamo stanziato 470 milioni di euro per quei lavoratori disoccupati che vengono da settori non più competitivi o obsoleti e che bisogna sostenere con la creazione di nuovi posti di lavoro nel campo delle nuove tecnologie. Oltre al decreto Sviluppo, stiamo finalizzando altre misure per aiutare le energie rinnovabili con strumenti efficaci per le imprese e senza peso per le casse pubbliche, grazie anche al contributo delle Regioni e delle autonomie locali».
Che cosa si sta facendo a livello Ue per accompagnare l’impresa italiana in questo percorso?
«Uno dei punti qualificanti del documento uscito dalla Conferenza di Rio è stato proprio quello relativo alle possibilità e agli orizzonti imprenditoriali delle imprese che operano nella green economy, vista come strumento e quadro di riferimento per affrontare le tematiche della crescita e della lotta alla povertà. Dopo Rio, l’Unione europea si è impegnata a tradurre il documento in iniziative politiche concrete; gli Stati Generali della Green Economy rappresentano una delle principali iniziative in questo senso. L’Ue aveva, già nel 2008, promosso un piano di azione per favorire una politica industriale sostenibile e incoraggiare l’industria a sfruttare le opportunità di innovazione. Si è poi data strumenti finanziari per agevolare il cambiamento, tra i quali, uno dei più importanti è Eco-Innovation, che consente di finanziare la sperimentazione avanzata e il lancio sul mercato europeo di tecnologie verdi».
Quanto cooperative e imprese sociali portano innovazione in questo settore?
«L’impresa sociale rappresenta l’ossatura del nuovo modello di sviluppo economico, ambientale. Le buone pratiche delle aziende socialmente responsabili soprattutto a livello locale hanno avuto, e hanno tutt’ora, un ruolo essenziale di cambiamento e innovazione in tutti i campi che sono stati affrontati dalle assemblee preparatorie degli Stati generali di Rimini. Gli eco-servizi e le aziende sociali che partecipano ad Ecomondo dimostrano, sia nel riciclo, in cui l’Italia è al secondo posto in Europa dopo la Germania, ma anche in altri settori come la finanza etica, la cura del territorio, l’agricoltura ecc., un livello molto alto di impianti e tecnologie innovative che sono essenziali per passare ad un’economia verde, per migliorare l’efficienza d’uso delle risorse e anche per offrire potenzialità di crescita economica e competitività sui mercati».
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