Politica

CLIMA. Oxfam e Ucodep: “La Ue punta al ribasso”

I negoziati per Copenhagen non sono un'asta online", criticano le due ong. Sotto accusa i nuovi fondi destinati ai Paesi in via di sviluppo: "I 50 miliardi di euro previsti sono meno della metà del bisogno"

di Daniele Biella

Una proposta inadeguata e con un difetto fondamentale: non c’è alcuna garanzia che i fondi saranno aggiuntivi e non, invece, ricavati dalle risorse già destinate all’Aiuto pubblico allo sviluppo. Così Oxfam International e Ucodep commentano l’accordo raggiunto oggi al vertice Ue di Bruxelles. L’Europa propone al resto del mondo un finanziamento pubblico globale compreso tra 22 e 50 miliardi di euro l’anno per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare la sfida dei cambiamenti climatici.

“Non è certo il passo in avanti necessario per un accordo sul cima. Ma per lo meno l’Ue ha messo sul tavolo dei numeri reali su cui si può negoziare”, dichiara Elisa Bacciotti, portavoce di Oxfam International e Ucodep. “Rispetto all’accordo sul clima, l’Ue si sta comportando come un principiante su Ebay. Ha fatto un’offerta di apertura che non si avvicina nemmeno alla somma necessaria. A queste condizioni, nessuna transazione è possibile. Rimane ormai poco tempo per fare una nuova offerta prima che la trattativa per un accordo sicuro ed equo a Copenhagen si chiuda”.

Secondo Oxfam e Ucodep, il limite massimo della somma ipotizzata dall’Ue – 50 miliardi l’anno di denaro pubblico – corrisponde a meno della metà di quanto i paesi in via di sviluppo hanno veramente bisogno per adattarsi ai danni prodotti dai cambiamenti climatici e perseguire un futuro a basso contenuto di carbonio. I capi di stato e di governo europei, inoltre, non hanno fornito indicazioni sulla quota che l’Europa dovrà assicurare. I leader europei si sono limitati a spiegare che la quota UE sarà calcolata in base al contributo dell’Europa alle emissioni globali e alle capacità finanziarie degli stati membri.  La Commissione europea ha già specificato che un tale criterio porterebbe a un contributo Ue tra i 2 e 15 miliardi di euro l’anno. Oxfam e Ucodep chiedono invece all’Europa di stanziare almeno 35 miliardi di euro di denaro pubblico a favore di un fondo unico per il clima, gestito dalle Nazioni Unite, che possa contare almeno su 110 miliardi di euro l’anno. Al contempo, gli Usa dovrebbero assicurare un contributo di proporzioni comparabili.

Le risorse finanziarie devono inoltre essere aggiuntive rispetto all’Aiuto pubblico allo sviluppo (Aps). Se gli aiuti per salute e istruzione saranno deviati per combattere i cambiamenti climatici, Oxfam e Ucodep stimano infatti che le porte della scuola si chiuderebbero per 75 milioni di bambini, mentre 8,6 milioni di persone perderebbero l’accesso al trattamento contro Hiv/Aids. “L’Europa si è impegnata ad aumentare l’aiuto pubblico allo sviluppo per raggiungere lo 0,7% del PIL. I fondi per il clima devono essere aggiuntivi a quest’ultimo impegno. Altrimenti, i paesi ricchi stanno semplicemente dicendo ai paesi più poveri del mondo di scegliere tra costruire strutture di difesa contro le inondazioni e costruire scuole. Se i paesi ricchi ‘rubano’ dal bilancio per gli aiuti per pagare il loro debito climatico, la lotta contro la povertà farà marcia indietro”, avverte Elise Ford, responsabile dell’ufficio Oxfam di Bruxelles. “Le tattiche negoziali dell’Europa sono esattamente le stesse adottate nei negoziati internazionali sul commercio. Basse offerte di apertura saranno seguite da un’intensa pressione sui paesi in via di sviluppo affinché concordino con le richieste europee. Ma questi non sono negoziati convenzionali e tattiche del genere non produrranno l’accordo di cui c’è bisogno a Copenhagen”, conclude la Ford.


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