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Clima: mezzo miliardo di bambini a rischio per il riscaldamento globale
I bambini sono i più esposti ai rischi climatici e le prime vittime delle crisi ambientali. Questa la denuncia dell’Unicef a pochi giorni dall’inizio della conferenza di Parigi, in cui i leader mondiali sono chiamati ad assumere impegni vincolanti per ridurre le emissioni di CO2.
Più di mezzo miliardo di bambini vive in luoghi ad alto rischio inondazioni e 160 milioni vivono in zone altamente colpite dalla siccità: sono i nuovi dati di un rapporto dell'Unicef dal titolo Unless we act now: The impact of climate change on children, a pochi giorni dalla ventunesima conferenza sui cambiamenti climatici dell'Onu che comincia domenica 29 novembre a Parigi. Secondo l'agenzia, dei 530 milioni di bambini che vivono in zone a rischio alluvioni, circa 300 milioni si trovano in paesi dove più della metà della popolazione vive con meno di 3,10 dollari al giorno. Di coloro che vivono in zone a rischio siccità, 50 milioni abitano in paesi dove più della metà della popolazione è sotto la soglia di povertà.
«I bambini di oggi sono gli ultimi responsabili per i cambiamenti climatici, ma sono coloro che ne subiscono di più le conseguenze”, ha denunciato Anthony Lake, direttore dell’Unicef presentando il rapporto. “Così le comunità svantaggiate sono quelle che meno hanno contribuito all’aggravarsi dei cambiamenti climatici, oggi sono coloro che si trovano di fronte alle minacce più grandi», ha aggiunto.
I cambiamenti climatici portano all'estremizzazione di fenomeni come siccità, alluvioni, ondate di caldo e altre severe condizioni. Secondo l'Unicef non solo queste situazioni creano emergenze che portano a morte e devastazione, ma contribuiscono alla diffusione delle maggiori cause di morte infantile, come la malnutrizione, la malaria, la diarrea. Questo crea un circolo vizioso: un bambino privato di acqua potabile e servizi sanitari soffrirà di più le conseguenze di alluvioni, siccità o uragani, sarà meno abilitato a recuperare fisicamente e si troverà di fronte a un rischio più grande quando dovrà affrontare l’emergenza.
Il rapporto dimostra che la maggioranza dei bambini a rischio di alluvioni vive in Asia, mentre in Africa vivono i minori a rischio siccità e carestia: in Somalia oltre 3 milioni di abitanti hanno bisogno di assistenza a causa della scarsità dei raccolti e della penuria di cibo. In Indonesia El Niño ha inasprito gli effetti degli incendi di torba e foreste, tuttora in corso, e ad agosto e settembre il fumo degli incendi ha causato infezioni respiratorie gravi in 272.000 persone principalmente bambini.
Negli stati della regione del Pacifico El Niño minaccia di lasciare oltre 4 milioni di abitanti senza cibo o acqua potabile.
100 milioni di nuovi poveri a causa del clima
E se i bambini saranno quelli più colpiti, secondo la Banca Mondiale entro il 2030 ci saranno 100 milioni di persone in più in condizioni di povertà estrema: persone che saranno affette dall'aumento dei prezzi del cibo dovuto a più carestie e alluvioni: entro il 2030 il prezzo del cibo in Africa potrebbe aumentare del 12%, facendo salire del 60% le spese che le famiglie più povere devono affrontare per nutrirsi.
Il numero di periodi di siccità potrebbe aumentare del 20% entro il 2080 e le persone colpite aumentare del 50-90% rispetto a oggi. Le persone esposte alle alluvioni potrebbero aumentare del 4-15% entro il 2030 e del 12-29% entro il 2080.
Questa tendenza farà crescere anche il numero di sfollati a causa di disastri naturali: dal 2008 una media di 26,4 milioni di persone sono fuggite dalla propria casa, ogni anno, circa una al secondo secondo un rapporto del Norwegian Refugee Council e dell’Internal Displacement Monitoring Centre.
Sono stati 19,3 milioni nel 2014, soprattutto in Asia, mentre le previsioni del Programma delle Nazioni Unite sull’ambiente (UNEP) dicono che nel 2060 in Africa i profughi climatici saranno 50 milioni.
Ecco perché secondo la Banca Mondiale la lotta alla povertà va affrontata insieme a quella per fermare i cambiamenti climatici: un invito concreto prima dell’evento in cui i governi sono chiamati a prendere impegni vincolanti per ridurre le emissioni di CO2 ed evitare che le proiezioni dell’Onu sull’aumento di disastri naturali si realizzino anche prima del previsto.
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