Sostenibilità

Clima: Legambiente, da Governo passo del gambero

''Altro che andare oltre il Protocollo di Kyoto. Anziche' un passo avanti, il nostro governo ha fatto il passo del gambero''. E' il commento di Andrea Poggio, vicedirettore di Legambiente

di Redazione

”Altro che andare oltre il Protocollo di Kyoto. Anziche’ un passo avanti, il nostro governo ha fatto il passo del gambero”. Questo il commento di Andrea Poggio, vicedirettore generale di Legambiente, rispetto a quanto detto ieri mattina dal ministro Matteoli in apertura della COP9 a Milano. ”Gli accordi presi con gli Stati Uniti sull’idrogeno – afferma l’esponente dell’associazione ambientalista – sono senz’ altro positivi, hanno pero’ poco a che vedere con gli obiettivi vincolanti del Protocollo. Anzi. Si rinuncia cosi’ a chiedere alla nazione che piu’ contribuisce alle emissioni di gas serra la ratifica del piu’ importante protocollo internazionale sull’ambiente e lo sviluppo del pianeta. L’Italia, inoltre, anziche’ ridurre del 6,5% le proprie emissioni di CO2 le ha aumentate del 7,3% tra il 1990 e il 2003. E in questo il nostro Paese somiglia molto agli Stati Uniti: predica bene ma razzola male”. ”L’Italia – spiega Poggio – ha ratificato il Protocollo il 31 maggio 2002. La quota di riduzione assegnata all’Italia nel 1998 e’ del 6,5% entro il 2012 rispetto ai livelli del 1990. Malgrado il suo impegno di facciata, tra le grandi nazioni industriali europee e’ quella piu’ indietro rispetto gli obiettivi di riduzione: dal 1990 ad oggi le emissioni italiane di CO2 sono aumentate del 7,3%, quindi ora il target assegnato al nostro paese dall’Onu e’ stato spostato a -14% entro il 2012”. ”Allo stato attuale – conclude il vicedirettore generale di Legambiente – per ogni cittadino italiano vengono emesse circa 8 tonnellate di CO2 all’anno, un chilo all’ora, per un totale di 450 milioni all’anno”.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.