Cop29
Clima e salute, la preoccupazione? Pesa soprattutto sui più giovani
Secondo "Africa e salute: l’opinione degli italiani", ricerca realizzata da Ipsos per Amref Italia in occasione di Cop29, il 92% degli intervistati appartenti alla Generazione z ritiene che il cambiamento climatico sia un pericolo per tutti. Alla Cop29 di Baku, Amref presenterà il Pan-African Partnership on Climate and Health, strategia per affrontare la sfida che il cambiamento climatico rappresenta, soprattutto per il continente africano
di Alessio Nisi
Per quasi 9 italiani su 10 (87%) il cambiamento climatico è una grave minaccia per il mondo intero, soprattutto per la salute globale degli individui (per 89%. Una preoccupazione che sale al 92% tra la Generazione z (quella delle persone nate tra i medio-tardi anni Novanta del ventesimo secolo e i primi anni 2010).
Il 61% degli intervistati ritiene poi che il cambiamento climatico impatti maggiormente sui paesi a basso reddito. L’Africa, ad esempio, è effettivamente a oggi una delle regioni più colpite da questa crisi nonché una delle meno in grado di farvi fronte, nonostante sia responsabile di meno del 10% delle emissioni di gas che alterano il clima. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), solo nel 2023 gli eventi meteorologici estremi hanno ucciso più di 15.000 persone e la siccità ha colpito più di 88 milioni di persone in sei Paesi africani.
Tuttavia, solo 22 paesi hanno piani nazionali di adattamento alla salute e meno del 20% dei Paesi ha menzionato la salute nei propri contributi nazionali relativi alla riduzione delle emissioni di gas serra.
Salute e ambiente sono inoltre due sfere considerate interconnesse quando si parla di tutela del cittadino. Il 68% dei rispondenti è dell’idea infatti che la salute venga prima della tutela dell’ambiente (il 77% dei boomers).
Sono alcuni dei dati emersi da Africa e salute: l’opinione degli italiani, ricerca realizzata da Ipsos per Amref Italia per indagare la percezione degli italiani rispetto al cambiamento climatico e il suo impatto sulla salute in Africa e nel mondo.
La quarta edizione dell’indagine è stata condotta in vista di Cop29 a Baku, Azerbaijan (in programma tra 11 e 22 novembre 2024).
Il volto umano del cambiamento climatico
«Quante vite potremmo salvare, quante ne perderemmo. Questo è il volto umano del cambiamento climatico», spiega il direttore di Amref Italia, Guglielmo Micucci, commentando l’avvio di Cop29.
Secondo l’Oms, tra il 2030 e il 2050 il cambiamento climatico causerà circa 250mila morti in più all’anno, per denutrizione, malaria, diarrea e stress da calore.
Richiamare scelte volte a salvare vite
Continua Micucci: «Alla Cop si discuteranno dati e cifre cruciali, legati alle percentuali delle emissioni o ai fondi per mitigare gli effetti del climate change. Nostro compito sarà richiamare scelte volte a salvare vite, ribadendo con forza che esiste una salute unica e globale: una One health, che vede sullo stesso piano in quanto indissolubilmente legate la salute umana, dell’ambiente e degli animali»
Proprio il collegamento tra cambiamento climatico e salute sarà uno dei temi sul tavolo della Cop29. Per questo Amref health Africa sarà presente alla conferenza con i suoi rappresentati e alcuni eventi.
Su tutti spicca il lancio del Pan-African partnership on climate and health, che avverrà il 18 novembre e vedrà la collaborazione tra Amref health Africa, Pan-african climate justice alliance – Pacja e l’African institute for development policy – Afidep. L’obiettivo del partenariato è di rafforzare la collaborazione e le alleanze strategiche per portare avanti l’agenda di advocacy su clima e salute promuovendo un approccio multi-stakeholder e affrontando la grande sfida che il cambiamento climatico rappresenta, soprattutto per il continente africano.
Gli altri dati della ricerca Ipsos per Amref
Le ondate di calore. Dall’indagine Ipsos per Amref, stabile rispetto al 2023, anche l’idea che la manifestazione del cambiamento climatico, che avrà le peggiori conseguenze nel nostro pianeta, è rappresentata dall’aumento delle ondate di calore e dall’innalzamento delle temperature (47% che sale al 53% tra la Genz).
La disponibilità di acqua. Al secondo posto l’aumento della siccità e la diminuzione della disponibilità di acqua (43%), a seguire la diminuzione della disponibilità di cibo dovuta agli impatti del clima sull’agricoltura (41%, con +4% rispetto allo scorso anno) e l’aumento delle alluvioni (32%).
Diretta attività umana. Le problematiche legate al cambiamento climatico sono spesso associate alla diretta attività umana (86%) che rischia di essere andata troppo oltre e al timore che oggi ci troviamo a pagare le conseguenze del non avere messo in atto soluzioni efficaci e tempestive per affrontare il cambiamento climatico per tempo (57% di accordo che sale al 69% tra i millennials). Se poco meno di 3 cittadini su 5 credono infatti che sia ormai troppo tardi per attuare misure risolutive per il climate change, 1 su 3 (33%) è invece convinto che in merito alle tematiche ambientali ci sia un allarmismo esagerato e la situazione non sia così grave.
Salute integrale
Gli effetti del cambiamento climatico sono considerati dagli intervistati, insieme a malattie croniche e crisi economica, le principali minacce per la salute delle persone in Europa. Per quanto riguarda l’Africa invece condizioni di vita, malattie infettive e la scarsa disponibilità di strutture e operatori sanitari sono ritenute dal campione le principali responsabili dei problemi di salute.
Le sfide e le minacce del nostro secolo richiedono nuovi approcci e strategie di intervento innovative. Amref sin dal 2006 promuove l’approccio One health, che integra diversi aspetti: salute umana, salute ambientale e salute animale. Nessuna disciplina scientifica e nessun paese dispone delle conoscenze e delle risorse sufficienti per affrontare singolarmente le problematiche emergenti della salute.
È necessario quindi un investimento e uno sforzo collettivo per sviluppare conoscenze e competenze. La One health propone un approccio collaborativo tra diverse discipline professionali, per raggiungere una condizione di salute ottimale e integrata di persone, animali e ambiente.
Autorevole e convincente. 41% del campione ha sentito almeno nominare il concetto di One health ma solo il 3% sa di cosa si tratta, percentuale che sale fino a un massimo di 7% tra i giovani della Genz. I meno informati i boomers che registrano una percentuale di non conoscenza del concetto del 68%. Nonostante la scarsa conoscenza, una volta raccontata la mission legata al One health, il 73% dei cittadini ne riconosce l’autorevolezza e il fatto che sia un approccio convincente, percentuale che sale all’85% tra la Genz.
Alta la consapevolezza dei cittadini rispetto alla questione sanitaria a livello globale, tanto che 83% di loro è d’accordo con l’idea che se non si prenderanno misure adeguate il prima possibile rischieremo di vivere altre emergenze sanitarie (preoccupazione che sale all’86% tra i boomers). E tali misure dovranno necessariamente prendere in considerazione gli stati più vulnerabili, perché se non si parte da loro anche l’Italia sarà a rischio (82% di accordo che sale all’89% tra i boomers).
1 africano su 3 è afflitto dal problema della scarsità d’acqua
Accesso all’acqua. Fattore che influenza molto la salute della popolazione è senza dubbio l’accesso all’acqua. La crisi climatica, anche in questo caso, sta giocando un ruolo decisivo: in molti territori le fonti d’acqua si stanno prosciugando. 1 africano su 3 è afflitto dal problema della scarsità d’acqua, 779 milioni non hanno accesso ai servizi igienici di base. L’accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici è un diritto umano e innesca un effetto a catena: quando le persone hanno accesso all’acqua potabile sono in grado di esercitare meglio i loro diritti, alla salute, all’istruzione, al lavoro e a un ambiente pulito.
Negli ultimi tre anni Amref ha raggiunto oltre 3,7 milioni di persone attraverso progetti legati all’acqua e all’igiene, in sette Paesi, come per esempio il Malawi, dove una clinica su quattro non ha una fornitura di acqua sicura.
L’ostetrico Noel Siyaya racconta che «da quando il centro dove opero dispone di acqua pulita e sicura, si è sensibilmente ridotto il rischio di infezioni, grazie alla possibilità di pulire gli ambienti e sterilizzare le attrezzature».
L’accesso all’acqua favorisce inoltre l’empowerment e l’uguaglianza di genere, come dimostra la storia di Udima Awel in Etiopia, costretta ad abbandonare la scuola perché ogni giorno percorre chilometri per procurare l’acqua. Portare l’acqua pulita vicino alle comunità permette a ragazze e donne di essere libere di andare a scuola e inseguire i propri sogni.
In apertura foto di ufficio stampa Amref Italia
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