Politica

Clima, accordo “inquinato”?

Per il WWF il pacchetto approvato dal Parlamento europeo è molto meno ambizioso di quanto sbandierato. Anche per Legambiente “si poteva fare di più"

di Silvano Rubino

Un accordo inquinato. Mentre il Parlamento europeo approva in via definitiva il pacchetto energia-clima, dopo il faticoso compromesso dei capi di governo della scorsa settimana, le associazioni ambientaliste fanno i “conti in tasca” al provvedimento. Il WWF non usa mezzi termini. «Non è certo la nuova rivoluzione industriale sbandierata quando furono presentate le proposte all’inizio dell’anno», afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima del WWF Italia. «L’obiettivo del 20% suona bene a parole, ma è vuoto nei fatti, perché ai Paesi europei è consentito compiere circa tre quarti dei propri sforzi fuori dai confini dell’Unione Europea, il che significa che le emissioni europee saranno ridotte del solo 4-5% tra oggi e il 2020».

Vediamo di capire meglio. Tra il 1990 e il 2006, l’Europa ha ridotto le proprie emissioni di circa l’8% (European Environment Agency 2008), quindi, sostiene il WWF, «dobbiamo provvedere ancora a un 12% di riduzione entro il 2020». I tagli proposti da qui al 2020 sono suddivisi tra la Direttiva sullo Scambio delle Emissioni (ETS), che copre soprattutto i grandi inquinatori, i settori energivori come la produzione di energia elettrica e le acciaierie, e la Direttiva sull’Effort Sharing (divisione del target totale in target diversi Stato per Stato), che copre tutti gli altri settori e gli altri gas a effetto serra. Entrambe le direttive consentono l’utilizzo dei crediti per il Clean Development Mechanism (CDM), vale a dire per progetti all’estero, in aderenza agli obiettivi degli Stati membri. La Direttiva Effort Sharing consente di utilizzare crediti CDM fino all’80% e la direttiva ETS fino al 50%. «Tirando le somme», sostiene il WWF, «questo ridurrà l’impegno dell’Europa dei 27, da qui al 2020, a molto meno della metà del 12% di riduzione delle emissioni».

Secondo il WWF, quidi,  «questo accordo chiaramente non è sufficiente ad affrontare la sfida dei cambiamenti climatici, né a rispettare l’obiettivo dell’Europa di mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2° C rispetto ai livelli pre-industriali. Al contrario, se il mondo intero si comportasse come l’Europa, il Pianeta sarebbe definitivamente avviato a perdere i ghiacci che coprono la Groenlandia e molte città sarebbero minacciate dall’innalzamento del livello del mare».

Anche Legambiente, che pure riconosce che l’accordo «fa ben sperare per la riuscita di un impegno globale a Copenaghen», sostiene in una nota che «gli obiettivi sono ancora lontani». Soprattutto per l’Italia. «Questo nuovo accordo», continua Legambiente, «ha concesso fin troppo all’Italia, permettendole un impegno al ribasso visto che gli obiettivi di riduzione della CO2 sono calcolati in base ai livelli del 2005 e non a quelli del 1990. In pratica secondo Kyoto dobbiamo tagliare le nostre emissioni del 6,5% entro il 2012 mentre il nuovo pacchetto Ue prevede un taglio del 5,1% entro il 2020. Non basterà limitarsi, come vorrebbe il governo Berlusconi,  ad acquistare i permessi a inquinare piuttosto cheinvestire nella riconversione del sistema industriale italiano e nel rilancio della nostra economia. Acquistare crediti all’estero significa pagare per l’innovazione di paesi concorrenti senza avere alcun ritorno né sulla riduzione dell’inquinamento, né sul taglio di spesa dovuto all’importazione di petrolio o gas, né sull’occupazione che nascerebbe dallo sviluppo di un’economia rinnovabile».

Respinge le accuse il commissario all’Ambiente Stavros Dimas: «Voglio dire con grande chiarezza  che il pacchetto è rimasto integro, gli obiettivi sono integralmente mantenuti». In questo senso, il voto al Parlamento Europeo «è stato finora il momento più felice da quando sono alla Commissione Europea». Tuttavia, ha lamentato il commissario, «vi è stata qualche confusione tra questo e altri aspetti, che rischia di minare l’importanza di questo risultato e di indebolire l’Europa nei negoziati internazionale sul clima, inviando il messaggio sbagliato»

«Il pachetto clima-energia», ha affermato dal canto suo il presidente della Commissione Josè Manuel Barroso, «è parte della soluzione sia della crisi del clima, sia dell’attuale crisi economica e finanziaria. Esso rappresenta un ‘New Deal’ verde che migliorera’ la competitivita’ dell’industria Ue in un modo in cui si dovrà sempre piu’ ridurre la Co2. Procedere verso un’economia a bassa emissione incoraggera’ l’innovazione, fornire nuove opportunita’ per le imprese e creera’ nuovi lavori verdi»

Cosa prevede il pacchetto energia

Con il voto del Parlamento è dunque ufficiale l’obbligo per gli stati dell’Unione europea di conseguire entro il 2020 una riduzione del 20% delle emissioni di gas serra e di portare al 20% la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili nel consumo finale. Il pacchetto contiene anche un terzo obiettivo indicativo  di aumentare del 20% l’efficienza energetica. In allegato il documento ufficiale della Commissione europea con i punti dell’accordo finale di compromesso raggiunto dal Consiglio Europeo (in inglese)

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