VENEZIA (Lido)
Ho incontrato Clara Sereni appena terminata la proiezione del film “Un silenzio particolare” di Stefano Rulli
Clara Sereni: L’esperienza della Fondazione “La città del sole” è a un punto molto interessante perchè abbiamo rafforzato la struttura complessiva tecnico/ organizzativa della Fondazione e questo ci permette di guardare un po’ più lontano, nel senso che abbiamo le forze e le competenze per allargare il nostro raggio d’attività, e in difficoltà perchè da un lato il Comune di Perugia anche, ma non solo, a causa dei tagli agli Enti Locali ci ha tagliato il contributo, che non era enorme, ma a noi comunque serviva molto e sopratutto i casali della “Città del sole” sono attualmente in vendita.
Noi stiamo cercando di acquistarli, stiamo contattando fondazioni bancarie, benefattori e quant’altri e speriamo che anche questo film ci aiuti perchè tutto quello che c’è nel film, non tutto, Matteo non può finire, ma l’esperienza dei casali può finire se non ce la facciamo a comprarli.
Se qualcuno vuole mettersi in contatto con noi il nostro indirizzo elettronico è:lacittadelsoleonlus@virgilio.it
Daniele Segre: Mi sembra che il tipo di impegno che voi state sviluppando è un impegno difficile da far penetrare…
Clara Sereni: Io avendo avuto un’esperienza di politica in prima persona, di amministratrice e poi non solo…di portavoce di “Aprile” per l’Umbria, ho capito che nella politica politicante non c’è, non c’è nessuna possibilità di azione. Forse ad un certo punto avevo un sogno un po’ infantile, un po’ onnipotente di poter cambiare il mondo; io non pretendo di cambiare il mondo, però un pezzetto si!
E questo in questo momento con la politica così com’è io non sono capace di farlo; sicuramente è anche un mio limite, ma è anche un limite della politica.
Comunque in questo quadro complessivo credo che il progetto della Fondazione “La città del sole” sia un progetto politico proprio perchè mira a cambiare un pezzetto di mondo: lo vedi il mondo che cambia, non lo vedi solo con Matteo, lo vedi anche con altri, e naturalmente la speranza…
Lo so che è un progetto minoritario, e io non sono tra quelli che pensano che essere minoritari sia un valore in sè, io vorrei molto essere maggioritaria.
Nell’attesa credo che comunque fare qualcosa sia meglio di non fare niente; quella storia per cui accendere un fiammifero nell’oscurità è meglio che incazzarsi con il fatto che è tutto buio.
La speranza è sempre quella di potersi poi collegare ad altre esperienze, di ritrovare un contesto in grado di accogliere, capire e amplificare questo tipo di esperienza; se succederà sarò molto contenta e molto sollevata, non solo in termini personali, ma in termini politici più complessivi.
Se non accadrà almeno avrò fatto un pezzetto.
Buon viaggio Clara.
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