Welfare

Clandestini nei campi, controlli a tappeto in tutta Italia

Ventisei imprenditori denunciati a Foggia, scoperto a Melfi un giro di caporalato gestito da due cittadini del Burkina Faso, a Frosinone invece due "trafficanti" italiani.

di Redazione

Proseguono in tutta Italia i controlli contro lo sfruttamento dei lavoratori irregolari nelle campagne. Ventisei imprenditori agricoli sono stati denunciati per aver impiegato irregolarmente cittadini extracomunitari, due caporali sono stati identificati: è l’esito dei controlli degli ispettori della direzione provinciale del lavoro per contrastare il lavoro nero nella campagne della provincia. Le aziende controllate dagli ispettori sono state in tutto 63; 436 i lavoratori identificati, di cui 237 italiani, 64 comunitari e 135 extracomunitari. Di questi, 26 i lavoratori comunitari risultati impiegati irregolarmente nelle campagne, 113 quelli extracomunitari. Le violazioni accertate sono state 46 per sanzioni pari a 11.500 euro, mentre ammontano a 570mila euro le sanzioni penali. A Lucera, in provincia di Foggia, la polizia ha denunciato un agricoltore di 50 anni con l’accusa di sfruttamento della manodopera clandestina. Gli agenti hanno scoperto che l’uomo faceva lavorare un cittadino straniero irregolare. A Foggia ieri mattina gli agenti hanno controllato la struttura in disuso del mercato coperto di piazza Padre Pio, un luogo utilizzato molto spesso dagli stranieri come riparo. All’interno della struttura gli investigatori non hanno trovato immigrati, ma tutto il materiale che veniva da loro utilizzato: materassi, brande e anche generi alimentari. Dopo aver sequestrato tutto hanno ripristinato la recinzione che era stata divelta per permettere l’ingresso. A Melfi, in provincia di Potenza, i carabinieri hanno arrestato due uomini – Sare Bombila, di 46 anni, e Dabre Issa, di 38, originari del Burkina Faso â?? con l’accusa di sfruttamento della manodopera per aver trasportato immigrati clandestini da utilizzare per la raccolta del pomodoro. Altre quattro persone sono state denunciare per aver impiegato i clandestini. L’ operazione è scattata con il blocco, sulla strada a scorrimento veloce Potenza-Melfi, di due furgoni carichi di extracomunitari. I due autoveicoli, che provenivano uno dal napoletano, l’ altro da Lavello (Potenza), erano guidati da Bombila e Issa e diretti ai campi di pomodoro: “Quello del caporalato – ha detto il comandante Pagano – è un fenomeno molto diffuso. Grazie all’attività che stiamo svolgendo, è stato scoperto che oggi il fenomeno è gestito anche da extracomunitari e non più solo da italiani”. “I clandestini, tutti di nazionalità africana – ha aggiunto Simoniello – dormivano in casolari tra Potenza e Melfi. Lavoravano 12 ore al giorno per quattro, cinque euro a cassonetto e di questi il 25 per cento spettava al caporale. Dalle indagini svolte non risulta un rapporto diretto tra il caporale e l’ imprenditore. L’anello di congiunzione deve ancora essere identificato”. Nel corso dell’operazione sono state sequestrate anche le agende su cui veniva riportato quanti cassoni di pomodoro l’ extracomunitario aveva realizzato. Gli investigatori hanno stabilito che i lavoratori sfruttati producevano un “vantaggio economico” che per i “caporali” si aggirava sui diecimila euro al mese. Infine Frosinone, dove una coppia residente tra i Comuni di Pontecorvo ed Esperia è stata scoperta e denunciata per sfruttamento dell’immigrazione clandestina. Marito e moglie, titolari di un’azienda agricola, avevano studiato un ingegnoso escamotage per far lavorare, completamente gratis, i tanti immigrati che un loro faccendiere gli presentava: promettevano che dopo 30 giorni di prova i malcapitati clandestini avrebbero ottenuto un contratto, un punto di partenza per chi aspira a un permesso di soggiorno. Invece, il titolare e sua moglie allo scadere del mese mettevano alla porta l’immigrato minacciandolo di chiamare la polizia e di farlo espellere. La vicenda è stata segnalata alla Squadra mobile che ha avviato gli accertamenti. Poi, grazie a un blitz, i due sono stati scoperti. Nella loro azienda agricola a raccogliere patate e pomodori c’erano cinque immigrati romeni, tre uomini e due donne, clandestini, che vivevano in una baracca senza acqua né luce e potevano mangiare un solo pasto al giorno portato dai due agricoltori. La coppia è stata denunciata, ma il vicequestore Cristiano Tatarelli, capo della Mobile, vuole risalire agli intermediari.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA