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Civitas: USA e UE, società civili a braccetto

Le due sponde dell'Atlantico hanno prospettive diverse sul futuro delle Organizzazioni internazionali e della costruzione in Iraq. Ma la gente la pensa diversamente

di Redazione

PADOVA – Si è concluso con una simbolica stretta di mano fra le società civile europea e quella americana l?incontro di oggi pomeriggio intitolato: ?Europa e Stati Uniti: una rinnovata alleanza per una globalizzazione pacifica e solidale. Il futuro delle istituzioni internazionali e il ruolo delle organizzazioni della società civile? e promosso dal forum permanente del Terzo settore, dall?Associazione ong italiane e dalla tavola della Pace. Fra i relatori oltre ai padroni di casa Giampiero Rasimelli (Forum del Terzo settore), Sergio Marelli (Ass. ong italiane) e Flavio Lotti (Tavola per la pace), sono intervenuti Pedro Santana, coordinatore di Viva la Ciudadania, principale rete di ong colombiana, Jean Marie Fordeau, francese, e segretario generale dell?agenzia cattolica CCFD, e per gli Stati uniti, il professor Erik Jones della Johns HopkinsUniversity e l?agguerrita Phyllips Tennis, ricercatrice presso l?Istitute for Policies Studies di Washington e esperta di questioni mediorientali. Dopo la relazione introduttiva di Rasimelli che ha ricordato l?agenda degli appuntamenti del popolo dell?Arcobaleno, ?iniziando dal prossimo form sociale europeo di Parigi, per arrivare all?incontro mondiale di Bombay 2004, con l?augurio di tenere al più presto un forum sociale mondiale in America?, ha preso la parola Sergio Marelli, ?il nostro chiaro no alla guerra rimane tale, come lo era prima che iniziasse il conflitto la nostra contrarietà a Saddam?. Il direttore di Focsiv ha anche ricordato che la guerra in Iraq ha creato una cesura fra le due sponde dell?Atlantico, ?a livello di base, ovvero di società civile, l?80 per cento dell?opinione pubblica europea così come il 60 per cento dell?opinione pubblica a stelle e strisce si dichiarano pacifiste?. Il professor Jones ha ricordato come il cambio di guardia alla Casa Bianca abbia comportato anche un mutamento delle strategie di approccio agli altri protagonisti internazionali da parte dell?amministrazione di Washington: ?il nuovo modello è quello del proselitismo evangelico, l?Iraq lo dimostra. Bush, in pratica, ha detto agli iracheni o vi democratizzate come voglio io o vi democratizzate come voglio io. Senza scelta. Gli europei, a livello istituzionale, ma soprattutto a livello di società civile devono spingere Bush a fare marcia indietro?. Chiusura affidata alla Bennis che dopo una dura requisitoria contro ?questa amministrazione non ci rappresenta, il punto di incontro è uno soltanto e ha i colori delle nazioni Unite. Quello è l?unico consesso accreditato a parlare a nome di tutti?

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