Welfare

Civitas: Artigianato e Informatica, nuovi sbocchi per detenuti

Se n'è discusso in Piazzetta Civitas questa mattina

di Teresa Selva Bonino

Si è concluso da poco l’incontro “Lavoro e carcere: Diritto, dovere o…? Scontare la pena in modo conveniente per la soscietà”. Erano presenti Walter Izzo e Franco Taverna (Consorzio Nuova Spes, la più grande realtà italiana che offre lavoro in carcere attraverso data entry), Francesca Valenzi (Provveditorato Carceri Lombardia), Agazio Mellace (Carcere Opera), e Ornella Favero (direttrice della rivista “Ristretti orizzonti”).

“Il problema del lavoro per il detenuto è dare modo alle famiglie di sopravvivere e non disgregarsi e originare altra delinquenza, come succede nella gran parte dei casi e come rileva un dato europeo per cui il 30% dei figli di detenuti va a loro volta in carcere”. Questo principalemnte l’intervento di Ornella Favero che ha sottolineato inoltre il ruolo della famiglia che spesso accusa la mancanza di un proprio elemento.

Concorda il direttore Agazio Mellace della casa di reclusione di Opera, considerato un ‘carcere modello’, che ha sviluppato al proprio interno iniziative innovative nel campo dell’impiego e riabilitazione di detenuti.

Nel corso dell’incontro è stato infine affrontato il probelma della sicurezza sociale, evidenziando come il lavoro rappresenti una fase sostanziale per ricostruire la propria identità; teoria sostenuta dalle rappresentanze istituzionali presenti al convegno.

Artigianato e nuove tecnologie. Sono queste le strade da percorrere nel futuro. Entrambi i settori prevedono infatti una disponibilità di tempo che trova spazio nella realtà carceraria.

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