Non profit

Civitas 2004. Parla Edoardo Patriarca. Il non profit? È ora che scatti la molla…

Il portavoce del Forum: "Abbiamo vissuto dieci anni al galoppo. Ma ora mi sembra che la spinta creativa si sia un po’ spenta. Invece siamo sul più bello".

di Giuseppe Frangi

Edoardo Patriarca, per una volta, risponde dal telefono fisso della sua casa di Carpi. Non accade spesso a questo padre girovago, di stare a pranzo con la moglie e i suoi due (adorati) figli. In questo caso è appena arrivato da Santiago e sta ricaricandosi per partire alla volta di Roma. Così va la vita del portavoce del Forum del Terzo settore, cioè di colui che ?porta la voce? (in coppia con Giampiero Rasimelli) di oltre 100 associazioni, per una rete di circa 18 milioni di persone. Patriarca è un uomo mite. In altri tempi lo si sarebbe chiamato un moderato, prima che lo schiacciasassi bipolare eliminasse dalla scena la possibilità di agire da moderati. Ma lui, ostinatamente, continua a essere se stesso. La sua storia segue di pari passo la storia che la mostra organizzata da Vita a Civitas, racconta: “1994- 2004 i dieci anni che hanno cambiato la nostra vita”. E com?è cambiata la vita di Patriarca? “Dieci anni fa”, dice, “ero professore di chimica, alle superiori a Carpi, ero candidato sindaco, primo presidente del consiglio comunale, segretario del consiglio diocesano, responsabile del progetto giovani del Provveditorato. Insomma un carpigiano al 100%. E naturalmente seguivo gli scout?”
Vita: Già gli scout, più che un pezzo della tua vita. Quasi il cuore?
Edoardo Patriarca: Devo tutto alla formazione scout. E devo anche l?inizio della girandola che ha cambiato completamente la mia vita. Dal ?93 ero responsabile del settore educativo. Poi, nel ?97, è arrivata la direzione nazionale. L?anno dopo è stata la volta del Forum, a prendere il posto che era stato di due amici come Bobba e Marzocchi. E così eccomi qui.
Vita: A guardare indietro, che differenze ti vien da sottolineare con l?oggi?
Patriarca: Beh, una grande differenza. Allora la consapevolezza della nostra azione era acerba, solo accennata. C?era un riferimento generoso ma generico a un mondo di valori e di altruismo. Mancava una coscienza culturale e anche politica. Personalmente devo dire che quella consapevolezza mi è cresciuta dentro grazie al contatto con alcune persone molto importanti per la mia vita. Prima Tavazza. Poi Bobba. E soprattutto l?assistente generale dell?Agesci, che oggi è vescovo di Livorno, don Diego Coletti. Poi è venuto il Forum, con l?interlocuzione quotidiana con tante realtà così plurali.
Vita: Di rammarichi non si parla mai. Eppure qualche rammarico ci sarà stato?
Patriarca: Sì, tanti. Per esempio quello di aver visto tante potenzialità inespresse; la nostra incapacità di fare massa critica non solo per vincere le battaglie ma per rendere più chiara a tutti la consapevolezza che ci muoveva. A volte mi sembrava che la nostra fosse una molla compressa incapace di scattare.
Vita: Che cosa glielo impediva?
Patriarca: Probabilmente vecchie prospettive ideologiche. Ma non voglio gettare la croce su nessuno. Probabilmente abbiamo vissuto troppo di conserva sulle cose inventate negli anni 90. La creatività iniziale si è un po? arenata. E poi ci si è messa di mezzo anche questa bipolarizzazione sguaiata della politica, in cui affermare una società civile autonoma e non collaterale sembra un?impresa.
Vita: Con la politica è una battaglia persa?
Patriarca: Affatto. Però è una battaglia tutta da combattere. Spetta a noi, al gruppo dirigente delle associazioni pensando una piattaforma di riferimento comune.
Vita: Concretamente?
Patriarca: Obiettivi essenziali, da cui dipende la nostra libertà. Far sì che non ci sia più bisogno del principe che ci riconosca. Per questo dico che modifica del Codice civile, principio della sussidiarietà, riforma delle donazioni sono priorità imprescindibili. Da cui discende anche una riforma delle rappresentanze, perché in una società multistakeholder come la nostra non possiamo stare ingessati alle forme dei sindacati e dei partiti. E poi dobbiamo poter fare un travaso di esperienza dalla politica nelle organizzazioni a quella nelle istituzioni.
Vita: Tu sei professore, per quanto in aspettativa. Che idea ti sei fatto della riforma Moratti?
Patriarca: Moderatamente positiva. Credo che la scuola media, che giudico una buona scuola, ne esca migliorata. E poi il rafforzamento della figura dell?insegnante di riferimento mi trova d?accordo, soprattutto come genitore. Resto solo perplesso sull?idea dell?abbassamento dell?età e sulla modalità di migrazione da un sistema all?altro: i ragazzi rischiano di trovarsi esposti su percorsi poco definiti.

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