E adesso? Adesso che la guerra è finita, che la corazzata americana ha soffiato via lo sgangherato esercito iracheno, ha ancora un senso esporre l?Arcobaleno? E quanto ha contato farlo fino ad ora? Saranno questi interrogativi, c?è da scommetterci, a fare da filo rosso nella quattro giorni di Padova, l?edizione di Civitas 2003 dal 1° al 4 maggio. Una fiera che poteva aprirsi e chiudersi ancora in tempo di guerra (e sarebbe stato più facile rispondere a tante domande) e che invece si aprirà a conflitto finito (e le domande si moltiplicheranno). Del resto, basta scorrere il programma della manifestazione per accorgersi che saranno i temi del dialogo, della diplomazia dal basso, del rapporto tra un?Europa pacifista e gli Stati Uniti più bellicosi che si ricordino, del ruolo delle Nazioni Unite e di cosa la società civile può fare per sovvertire grandi decisioni già prese, a dominare la scena. Appunto, proprio i temi della pace .
Guerre dimenticate
Una considerazione tanto evidente che Antonio Sambo, coordinatore dell?edizione 2003, spiega: «Quest?anno partiremo da una considerazione: la pace non è solo assenza di guerra. Di questi tempi il riferimento al conflitto iracheno è inevitabile, ma noi vogliamo mantenere desta l?attenzione sulle altre crisi che stanno insanguinando il Sud del mondo, crisi non per forza armate, come la tragedia dell?Argentina».
«Questi mesi, tragici e entusiasmanti allo stesso tempo», aggiunge Edoardo Patriarca, portavoce del Forum del Terzo settore, come sempre tra gli organizzatori degli appuntamenti più attesi, «hanno dimostrato che è troppo tardi intervenire all?inizio di un conflitto: a quel punto la pace è già sconfitta». Se prima è già tardi, allora siamo impotenti di fronte al tuono dei cannoni? «Assolutamente no», continua Patriarca, «la carta vincente è l?educazione alla pace, in modo che i giovani sappiano declinarla nei comportamenti quotidiani per evitare due rischi opposti: la pace angelicata e il cinismo». In questo senso, secondo il portavoce del Forum, il ruolo della società civile diventa imprescindibile.
Una politica di pace, quindi? «Questo è l?obiettivo», si accalora Patriarca. «Dobbiamo cambiare prospettiva, scommettere sulla prevenzione, costruire una politica rinnovata, perché quella di oggi anche quando vuole impegnarsi per la pace si muove nella logica di limitare le guerre». Un?inversione di rotta che potrebbe prendere il ?la? proprio dall?appuntamento patavino. Patriarca conclude, infatti ponendo una domanda cruciale: «Qual è l?Onu che vogliamo?».
Diplomazia dal basso
La risposta del sociale è attesa per sabato 3 maggio, quando intorno al dibattito allestito dalla Tavola della pace, dall?Associazione ong italiane e dal Forum del Terzo settore si ritroveranno molti big (da Vittorio Agnoletto a Luigi Bobba e Tom Benetollo, da Savino Pezzotta a Giampiero Rasimelli, a Teresa Sarti, ad Antonio Papisca) per varare Un?Europa di pace per l?Onu dei popoli.
Certo i carri armati nel mondo non circolano solo per le strade di Bagdad, ma non si può nascondere che la vicenda irachena segna un passaggio fondamentale non solo per le associazioni del Terzo settore, «che devono darsi uno slancio internazionale, attraverso lo sforzo umanitario e la ricostruzione della società civile irachena», ricorda Patriarca, ma anche per mettere a fuoco l?orizzonte dei rapporti fra le due sponde atlantiche a livello di establishment e di comunità. Europa e Stati Uniti: una rinnovata alleanza per una globalizzazione pacifica e solidale è, non a caso, il titolo dell?incontro che venerdì 2 maggio vedrà confrontarsi rappresentanti delle associazioni europee e a stelle e strisce, delle chiese, del Sud del mondo.
L?Onu dei popoli
La creazione di un?Onu dei popoli e il dibattito internazionale sul ruolo della società civile sono i due must da non perdere, ma il vento di Civitas gonfierà la bandiera della pace per quattro giorni. Amnesty International ha addirittura scelto il palcoscenico veneto per tenere l?assemblea generale del ramo italiano dell?associazione, e nell?occasione sarà presentata la campagna Io non discrimino, per i diritti umani in Russia. Alex Zanotelli regalerà al pubblico le sue ?parole di pace?, mentre un focus sulle questioni mediorientali sarà offerto da Staffan De Mistura, ambasciatore Onu e candidato da Acli e Compagnia delle opere ad assumere il governatorato iracheno per conto delle Nazioni Unite .
Un?edizione arcobaleno
Quella che aprirà il primo maggio sarà quindi un?edizione arcobaleno, un?edizione che oltre alle riflessioni avrà il compito di indicare la strada al nuovo pacifismo in tempo di pace e non più di guerra perché, per usare ancora una volta le parole di Patriarca, «gli Stati Uniti hanno dimostrato di avere la forza per imporre lo status democratico, ma se sarà imposta, quella irachena rimarrà sempre una democrazia formale, mai reale». Tocca quindi al Terzo settore rimboccarsi le maniche e intervenire dal basso, in modo che gli iracheni si adattino a una forma di governo, ma scelgano la via dei diritti e della dignità per tutti. Una rinnovata Civitas mesopotamica che potrebbe iniziare il suo cammino proprio a Padova.E adesso? Adesso che la guerra è finita, che la corazzata americana ha soffiato via lo sgangherato esercito iracheno, ha ancora un senso esporre l?Arcobaleno? E quanto ha contato farlo fino ad ora? Saranno questi interrogativi, c?è da scommetterci, a fare da filo rosso nella quattro giorni di Padova, l?edizione di Civitas 2003 dal 1° al 4 maggio. Una fiera che poteva aprirsi e chiudersi ancora in tempo di guerra (e sarebbe stato più facile rispondere a tante domande) e che invece si aprirà a conflitto finito (e le domande si moltiplicheranno). Del resto, basta scorrere il programma della manifestazione per accorgersi che saranno i temi del dialogo, della diplomazia dal basso, del rapporto tra un?Europa pacifista e gli Stati Uniti più bellicosi che si ricordino, del ruolo delle Nazioni Unite e di cosa la società civile può fare per sovvertire grandi decisioni già prese, a dominare la scena. Appunto, proprio i temi della pace .
Quella che aprirà il primo maggio sarà quindi un?edizione arcobaleno, un?edizione che oltre alle riflessioni avrà il compito di indicare la strada al nuovo pacifismo in tempo di pace e non più di guerra perché, per usare ancora una volta le parole di Patriarca, «gli Stati Uniti hanno dimostrato di avere la forza per imporre lo status democratico, ma se sarà imposta, quella irachena rimarrà sempre una democrazia formale, mai reale». Tocca quindi al Terzo settore rimboccarsi le maniche e intervenire dal basso, in modo che gli iracheni si adattino a una forma di governo, ma scelgano la via dei diritti e della dignità per tutti. Una rinnovata Civitas mesopotamica che potrebbe iniziare il suo cammino proprio a Padova.
Davide Nordio
Stefano Arduini
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