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Cittadini ucraini: da anni pedine nelle mani di Washington e Mosca

«L’Ucraina è relegata a oggetto di contesa tra due potenze che sono tornate a mostrare i muscoli per far vedere al mondo chi comanda», spiega Claudia Bettiol, inviata dell’osservatorio Balcani e Caucaso. «I cittadini ucraini vivono in bilico dal 2014, quando è scoppiato il conflitto armato nei territori orientali del Donbass. In molti hanno i documenti pronti per espatriare e tutti sono stanchi di essere trattati come le pedine»

di Anna Spena

Quanti sono i soldati russi schierati al confine con l’Ucraina ormai da diverse settimane? Quanto è reale la minaccia di Mosca? Come evolverà la questione? Ci sarà o no una de-escalation di Mosca? E ancora chi sono gli “attori” di questa guerra in potenza che vede coinvolti anche gli Usa e l’Europa? Una cosa è certa: a perdere sono sempre i civili.
«Sono oltre 100mila i soldati schierati al confine tra i due Paesi», spiega Claudia Bettiol, inviata dell’Osservatorio Balcani e Caucaso. «Anche se un numero ufficiale non esiste. Le truppe si sono ammassate al confine tra l’Ucraina e la Russia e lungo le zone occupate del Donbass. Ormai due mesi fa c’è stata l’ennesima escalation. L’Ucraina è relegata a oggetto di contesa tra due potenze che sono tornate a mostrare i muscoli per far vedere al mondo chi comanda. Sullo scacchiere internazionale si sta, infatti, giocando una partita tra due avversari storici, Washington e Mosca, che si contengono lo spazio geopolitico strategico occupato dall’Ucraina, ormai ridotta a una semplice pedina».

Di fronte alla crescente minaccia dell’uso della forza militare da parte della Russia, Amnesty International ha ammonito che un'altra escalation del conflitto armato in Ucraina avrebbe conseguenze devastanti per i diritti umani nella regione: minaccerebbe le vite civili, i beni di sussistenza e le infrastrutture, produrrebbe un’acuta crisi alimentare e potrebbe causare sfollamenti di massa. In Ucraina si registra infatti già un impatto negativo sui diritti economici e sociali: i prezzi dei generi alimentari e dei beni di prima necessità, compresi i medicinali, sono aumentati a detrimento dei diritti alle cure mediche e a un adeguato standard di vita, soprattutto delle persone anziane, di quelle giovani e di quelle a basso reddito.

«Non si sa quanto ad est può spingersi la Nato», spiega Bettiol, «e quanto voglia integrare l’Ucraina nel patto Atlantico, allo stesso modo la domanda che ci poniamo è: “Quanto questa cosa irrita Putin?”». L’atmosfera allarmistica nel Paese si è spente velocemente: «Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelens’kyj e la maggior parte dei politici hanno invitato popolazione a rimanere calma». Eppure, come denunciano il New York Times, l’invasione completa dell’Ucraina potrebbe causare fino a 50 mila morti civili e 23 mila militari ucraini (oltre a 3000-10.000 soldati russi), far capitolare Kiev in due giorni e scatenare una crisi umanitaria con fino a 5 milioni di rifugiati in Europa.

«Il panico», continua Bettiol, «certo rimane in vari strati della popolazione, ma i cittadini sono ormai preparati da otto anni a questa situazione precaria e di fuga. Da quando nel 2014 è scoppiato il conflitto armato nei territori orientali del Donbass e Mosca ha illegalmente annesso la penisola di Crimea. La popolazione è dunque preparata ad affrontare la crisi che incombe e che si gioca tra i poteri forti, altrettanto cosciente del fatto che se dovesse scoppiare un altro conflitto su larga scala, dovrà sempre e comunque dimostrare di sapersela cavare da sola. In molti hanno i documenti pronti per espatriare». Le armi però stanno arrivando nel Paese: «Non è la prima volta», dice Bettiol. «A sostenere l’indipendenza ucraina ci sono gli americani e soprattutto i canadesi, la prima comunità di expat di ucraini vive in Canada da diverse generazioni. Oltre alle armi il Canada offre anche training e formazioni per soldati ucraini. I cittadini ucraini sono stanchi di essere trattati come le pedine alla fine hanno capito che sono in mezzo ad una guerra che si combatte ad un altro livello».

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