Politica

Cittadini troppo stanchi per questa politica

di Redazione

Ho la sensazione che viviamo in una fase di democrazia appannata, intorpidita. Il crollo della percentuale dei votanti, non solo per i referendum, ma anche per i ballottaggi amministrativi, dimostra che una larga fascia di cittadini ha mollato. Non crede nella classe politica, non si interessa alla politica, non riesce a cogliere il nesso fra i propri diritti, i propri bisogni, e il mandato di rappresentanza che avviene attraverso l’esercizio costante del voto. Si è conclusa in un modo da me ampiamente previsto, e dunque senza particolare delusione, la personale scelta di accogliere l’invito di Filippo Penati a candidarmi, nella lista che assieme a Pd e altri lo sosteneva, per il consiglio provinciale di Milano.
Non solo non sono stato eletto consigliere, il che era comunque improbabile, visto che ho trascorso l’intero tempo della campagna elettorale in ospedale, ma alla fine Penati è stato superato nel ballottaggio per una manciata di voti da Guido Podestà del Pdl. Io avevo accettato per senso di cittadinanza, non perché ambissi a una carriera politica, peraltro assai tardiva, andando ormai velocemente verso i 57 anni. Ma perché ritenevo quasi un mio dovere non sottrarmi a un invito così esplicito e trasparente da parte di un amministratore che mi conosce solo per le mie competenze.
E poi per testimoniare la realtà di un mondo, quello del sociale e della disabilità in particolare, che conosco e frequento ogni giorno. Continuerò il mio impegno civile nelle forme che mi sono abituali, e va benissimo lo stesso. Ma resta la sensazione che la democrazia stia perdendo colpi. Il tuffarsi sempre più nel privato, il giudicare approssimativamente la politica in modo totalmente negativo, l’apatia di fronte a fenomeni evidenti di degrado morale e di costume, sono segnali sgradevoli, che si uniscono alla crescente disattenzione nei confronti dei diritti e dei bisogni dei più deboli.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.