Famiglia
Cittadini di serie B
Disabili discriminati? I lettori daccordo col nostro servizio
di Redazione
In riferimento al vostro servizio di copertina: ?Italia che vergogna? del n. 26, dedicato ai disabili che, malgrado le leggi, continuano ad essere cittadini di serie B, e in seguito ad alcune segnalazioni pervenute al nostro Comune e di una conseguente nostra indagine è emersa l?effettiva mancanza di disponibilità di mezzi attrezzati delle Società di Autotrasporti Fiorentine che effettuano servizi di linea al trasporto delle persone disabili ed in particolare che nessuna di esse, seppur consapevole e sensibile al problema, sia pronta ad assumersi una responsabilità diretta per rispondere a tale bisogno. Rilevato come questo stato di fatto contraddica e praticamente annulli il senso e il dettato della Legge n. 104/?92 sui diritti delle persone disabili e sulla loro possibilità di muoversi utilizzando i mezzi di trasporto pubblico, con un ordine del giorno approvato all?unanimità dal Consiglio comunale, abbiamo sollecitato il ministro dei Trasporti perché intervenga affinché le varie compagnie di autotrasporti tengano nella propria flotta mezzi attrezzati al trasporto di disabili sia sui servizi turistici che su quelli di linea.
Mauro Zampoli (sindaco) e
Andrea Rontini (assessore
alla Sicurezza sociale) del
Comune di Bagno a Ripoli
Considerata la vostra attenzione ai problemi dei disabili e alla attuale discussione in Parlamento, vorrei farvi presente alcune considerazioni in merito all?accertamento della invalidità della persona con handicap. La legge 104 suggeriva di tener conto delle diversificazioni dei deficit e dei reali bisogni della persona, ma sino ad oggi non è andata così. Nel fissare i limiti di reddito, il legislatore non è stato equo, ponendo a chi ha il 75% di invalidità un limite di reddito di lire 5.077.000, a chi ha il 100% un limite di reddito di lire 22.310.000. Mio figlio, ad esempio, ha 20 anni ed è affetto da Sindrome Down, con un?invalidità accertata del 75% ed una pensione di lire 381.000, anche con un lavoro part-time supererebbe il limite stabilito per legge. La penalizzazione vera per mio figlio, e per tutta la sua famiglia, è quella di trovarsi di fronte alla triste alternativa: lavorando parzialmente e in relazione alle sue capacità finisce per perdere ogni beneficio economico datogli dalla legge per un compenso che sicuramente non significherebbe autonomia, dall?altra continuerebbe a ricevere l?elemosina dell?assistenzialismo di Stato. Nell?un caso e nell?altro non riuscirebbe a vivere.
Angelo Fresch, Arco (Tn)
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